Jidaigeki” è il termine che è utilizzato per indicare quel genere di film storici che racconta le avventure dei samurai, che da sempre hanno affascinato non solo l’Oriente, ma anche l’Occidente.
Il prossimo 24 Giugno arriva nelle sale “13 Assassini”, il film di Takashi Miike che, ripercorrendo lo stile dei più classici film del genere, racconta le vicende storiche del Giappone feudale, dove lo shogun dettava legge e i samurai erano uomini di onore e veri e propri guerrieri accompagnati dalla spada, loro fedele compagna.
Il crudele e sadico signore feudale Naritsugu stava seminando terrore e morte ovunque intorno a lui, e tante erano le uccisioni prive di senso che insanguinavano villaggi interi. Egli violentava e uccideva a suo piacimento , avvalendosi del fatto di essere fratello dello shogun e quindi intoccabile. Ma, arrivato all’esasperazione, l’onorevole Doi non poteva più tollerare il comportamento del giovane nobile e decise di mettere insieme un piccolo esercito di valorosi samurai, partendo da Shinzaemon Shimada.

Uniti e determinati, essi si esercitano a lungo per poi dirigersi in un villaggio e fare un’imboscata a Naritsugu e il suo esercito, per cercare di ucciderlo una volta per tutte. Il film “13 Assassini” trasuda atmosfere e immagini che ricordano molto lo stile registico e la fotografia degli antichi film di Kurosawa, con scontri accesi e intensi tra samurai ed eserciti giapponesi agguerriti e sanguinari. Ma, in particolar modo per la prima metà, il film si presenta lento e troppo focalizzato sui dialoghi e sull’antefatto, per poi sfociare troppo tardi nell’azione e follia dello scontro e battaglia finale. Non è ben bilanciata la storia, i sentimenti e l’ideologia, con l’azione, il pathos e la dinamicità della guerra e dell’arte del combattimento.
Takashi Miike non riesce a realizzare un film completo ed equilibrato, ma piuttosto diviso in due. La prima parte che concilia il sonno e la seconda fin troppo movimentata e comunque ripetitiva e trascinata per inerzia fino alla scena finale. Non mancano il sangue e le uccisioni rocambolesche e affascinanti, che includono le più classiche arti marziali orientali e l’arte di combattimento dei samurai che è senza dubbio suggestiva e storica.

Le scelte registiche per quanto riguarda le inquadrature e le modalità di ripresa, sono molto adatte all’intenzione. Molto bella la ripresa in orizzontale della scena della morte di Shimada, che fa percepire la drammaticità e l’intensità dell’addio tra il Maestro e il suo più fedele discepolo, rendendo piena la partecipazione dello spettatore.
Con un cast abbastanza convincente, il film “13 Assassini” è comunque un prodotto incompleto che non convince del tutto, e non sfrutta bene il potenziale di una storia in bilico tra immaginazione e veridicità storica che comunque potrebbe funzionare.