CUB – Piccole Prede, lo slasher belga che ha rinnovato il cinema horror

CUB – Piccole Prede è un horror belga del 2014 inserito tra i migliori film di genere degli ultimi anni. La storia ruota intorno a un gruppo di boy-scout che, accampatisi nel cuore della foresta, iniziano a vivere una serie di fatti inquietanti. Guidati da tre adulti irresponsabili, i boy-scout non danno peso alla leggenda di Kai, una misteriosa creatura della foresta che uccide chiunque lo incontri. Solo Sam (Maurice Luijten), il più introverso del gruppo, vede il bambino-lupo in azione ma nessuno gli crede. Nel frattempo gli scherzi ai danni del ragazzino aumentano e le trappole nascoste nel bosco cominciano a mietere vittime. Qual è il segreto di Kai? E soprattutto, è Kai il vero pericolo della foresta?

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CUB – Piccole Prede non è il classico slasher che ci saremmo aspettati. Se le atmosfere, il gore e lo stile sono vicini a un cult come Venerdì 13, il risultato è una fiaba gotica che, rendendo concreto il “mito” del bosco, non vuole spaventare fino in fondo. Il terrore è implicito, nascosto da una superficie drammatica e celato da un epilogo volutamente incompleto. Jonas Govaerts preferisce lasciare allo spettatore la libertà di dare un senso alla leggenda di Kai invece di imboccarlo secondo le regole classiche del cinema horror; meccanismi che inevitabilmente prendono il sopravvento rendendo CUB sospeso tra la banale opera di genere e qualcosa di mai visto finora. A risultare veramente convincente di questo intenso thriller belga è l’atmosfera sospesa tra il sogno e la realtà, l’horror crudo e lo psico-dramma che gli regala un tocco inedito che incuriosisce fino alla fine. Ma se le sfumature gore delle trappole di Kai risvegliano dall’enigmaticità dell’opera, il ritmo del film è lento e l’aspetto metaforico è poco in linea con lo sbrigativo e citofonato finale. CUB risulta così un’opera interessante e originale proprio perché diversa dal classico slasher a cui strizza l’occhio. Se questo è l’esordio di Jonas Govaerts, siamo sicuri che sentiremo ancora parlare di questo autore che, insieme a Fabrice du Weltz, regalerà al cinema belga interessanti sfumature horror capaci di rinnovare il cinema di genere.

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