Annabelle 2: Creation, un horror vittima dei cliché

Bulbi oculari e visi di porcellana aprono Annabelle 2: Creation, il secondo capitolo della saga spin-off nata da L’evocazione di James Wan. Un sequel cronologicamente ambiguo che, anticipando la storyline del primo film, racconta la nascita dell’iconica bambola dei coniugi Warren.

Samuel Mullins (Anthony LaPaglia), un noto fabbricante di bambole, ospita nella sua casa coloniale un gruppo di orfane. Entusiaste dell’imponente dimora, le ragazze scoprono una camera misteriosamente chiusa a chiave. Dopo alcune circostanze la porta si apre rivelando un’inquietante bambola su una sedia a dondolo. Chi è Annabelle? E soprattutto come si collega al passato di Samuel Mullins e al futuro dei Warren?

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Una terrificante sequenza interpretata da Talitha Bateman in Annabelle 2: Creation di David F. Sandberg

L’ennesimo prequel?

Annabelle, lo spin-off de L’evocazione diretto da John R. Leonetti, racconta le origini de L’evocazione. Un’idea efficace nonostante la discutibile scelta del regista di Mortal Kombat – Distruzione totale per strutturare la genesi della bambola dei Warren.

Incassati duecentocinquanta milioni di dollari worldwide (contro sei di budget), il franchise di Annabelle torna con una storia e un cast rinnovati. Dietro la macchina da presa c’è il promettente David F. Sandberg che, dopo una serie di cortometraggi, ha debuttato lo scorso anno con il deludente Lights Out – Terrore nel buio. Un regista che, pur conoscendo i meccanismi horror, si scontra con la pessima sceneggiatura di Gary Dauberman che priva di fascino (e spessore) uno dei babau più inquietanti del cinema di genere.

Archiviata Annabelle Wallis, Annabelle 2: Creation ha il difetto di imprigionare i bravi Anthony LaPaglia e Miranda Otto in ruoli che non rendono giustizia alle star di Senza traccia e Il Signore degli Anelli.

Annabelle 2: Creation
Miranda Otto è la misteriosa e inquietante Mrs. Mullins in Annabelle 2: Creation di David F. Sandberg

Un horror già visto

Nonostante l’indiscutibile talento visivo di David F. Sandberg, Annabelle 2: Creation ripete i cliché del cinema horror. Le situazioni-simbolo che chiunque ami il genere riconosce prima del fantomatico salto sulla sedia. L’espressione di un orrore che inquieta lo spettatore quando assume forme diverse dagli shock più abusati dell’entertainment del brivido.

Caratterizzato da movimenti di camera che estendono lo sguardo del pubblico, Annabelle 2: Creation ripropone alcuni dei più noti spaventi horror. Dal vomito de L’esorcista e il clown di Poltergeist fino agli scricchiolii fisici di The Grudge e gli ingranaggi di Phenomena, Annabelle 2: Creation è il trionfo del già visto. Una fragilità che, ripercuotendosi su un horror che pecca di sperimentazione, ripete i meccanismi acchiappa-miliardi della BlumHouse Production.

Annabelle 2: Creation non presenta la firma di Jason Blum ma l’obiettivo di bissare il successo commerciale senza rivoluzionare i contenuti è lo stesso dei vari Pananormal Activity e Insidious. Un’operazione trita e ritrita che funziona quando Sandberg, abbandonando i cliché, strizza l’occhio a Lights Out – Terrore nel buio. Un briciolo di libertà artistica che rende (solo in parte) giustizia all’iconica (ed artisticamente sottovalutata) bambola de L’evocazione.

Dopo essere stato presentato in anteprima alla quarantasettesima edizione del Giffoni Film Festival Annabelle 2: Creation verrà distribuito da Warner Bros nei cinema italiani il 3 agosto 2017.

Trailer – Annabelle 2: Creation