Black Mass, la recensione del gangster movie con Johnny Depp

Uno degli ospiti più attesi della 72° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è stato l’attore Johnny Depp, giunto al Lido per presentare in anteprima il film Black Mass che arriverà nelle sale italiane il 1° Ottobre distribuito da Warner Bros. Il make up importante impiegato nelle riprese non ha solo reso la star irriconoscibile nell’aspetto, ma lo ha anche allontanato dai suoi “soliti” ruoli, per cui la critica lo ha spesso accusato di risultare ripetitivo.

Scott Cooper, regista del pungente Il Fuoco della Vendetta e del tenero Crazy Heart, ha trasformato infatti Depp nel più potente e violento criminale della South Boston degli anni ’70, James “Withey” Bulger. Tratto dall’ omonimo romanzo di Dick Lehr e Gerard O’Neill, Black Mass racconta la storia di quest’ultimo, che dopo aver scontato dieci anni nella celebre prigione di Alcatraz, torna a Boston diventando il boss della città, impegnato in una fitta rete di imprese criminali. L’agente dell’FBI John Connelly, interpretato da Joel Edgerton, è un suo caro amico di infanzia e convince il gangster irlandese a collaborare con l’FBI per eliminare un nemico comune: la mafia italiana. Ma questa insolita alleanza deve fare i conti, ben presto, con una serie di conflitti di interessi che incidono inevitabilmente con le relazioni personali e professionali dei protagonisti coinvolti.

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Scritto da Mark Mallouk e Jez Butterworth, Black Mass si muove tra i luoghi del poliziesco e del più classico gangster movie. E’ facile sentire il richiamo di successi come Quei Bravi Ragazzi o il più recente The Departed, sullo sfondo di una Boston investita dal crimine e vittima di una separazione non proprio netta tra giusto e sbagliato. Bulger, un violento assassino che non esita un istante prima di giustiziare coloro che hanno fatto anche solo un piccolo errore nel gestire un affare, sembra trasformarsi in un gentlemen di quartiere quando si trova con la sua famiglia di origine e l’amico fraterno diventato agente dell’FBI. Questa amicizia tra luce e oscurità è il motore del film, che costruisce una storia coinvolgente che segue un ritmo sostenuto e di puro intrattenimento. Sulle orme di Martin Scorsese, Cooper disegna il ritratto di un uomo corrotto e consapevole, concentrandosi sull’aspetto psicologico e personale delle sue scelte e delle conseguenze di quest’ultime. Il gangster movie obbliga inevitabilmente ad un confronto con le opere di Michael Mann, Francis Ford Coppola, Sergio Leone, Martin Scorsese, ma Black Mass evita digressioni magniloquenti e lungaggini che smorzano la tensione, e l’espressività e l’interpretazione di Depp convincono pienamente e risultano verosimili come Leonardo DiCaprio con il suo J.Edgar o lo stesso Depp nei panni di Dillinger in Nemico Pubblico. Quando si portano al cinema delle storie di vita reale, è automatica la propria interpretazione della storia, dopo aver raccolto testimonianze e aver valutato materiale audio e video per avere un’idea chiara di chi e cosa rappresentare sul grande schermo. In tal caso la vita di Bulger non è stata così facile da adattare, in quanto le diverse personalità che albergavano in lui hanno ingannato amici e parenti, ma anche l’intero quartiere in cui operava, che ancora oggi è diviso tra coloro che lo ritengono un eroe e un benefattore, e quelli che lo additano come puro criminale di strada.

La regia rigida e quasi invisibile lascia gran parte della responsabilità a Depp e Joel Edgerton. Quest’ultimo è all’altezza del ruolo e convince con la sua interpretazione di un uomo della giustizia, in conflitto con il suo affetto e il sentimento di fratellanza che lo lega a Bulger. Per lui il boss di Boston è sempre il suo amico di infanzia con cui scorazzava per le strade da piccolo, e il senso di lealtà verso questa figura che lui tacitamente ammira, lo mette in una condizione scomoda e pericolosa, che gli cambierà la vita. Black Mass è un film riuscito, forse poco originale, debole in alcuni punti e con qualche incertezza nella sceneggiatura, ma da vedere.

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