Cannes 2012: Dracula 3D, recensione

Era una notte buia e tempestosa al Festival di Cannes, quando sullo schermo della sala Lumiere appare, in caratteri gotici, rigorosamente rosso sangue, il titolo dell’ultimo film di Dario Argento, Dracula 3D. Se non fosse per la tridimensionalità, qualcuno potrebbe scambiare la proiezione per una retrospettiva dei film della Hammer ( e per certi versi per una parodia sexy di Joe D’Amato). Il riferimento ai film con Peter Cushing e Cristopher Lee, è palese e dichiarato in ogni elemento, dalle scelte fotografiche, agli ambienti, fino anche alla recitazione degli attori. Ma il gioco di citazione e rielaborazione se da un lato può ricordare il cinema di Robert Rodrìguez (anche nei mezzi), dall’altro è fortemente contaminato da elementi propri del cinema di Argento.

Non propriamente un film horror, ma una commistione di generi secondari. Un giocattolone da nerd fatto di effetti posticci e montaggio grossolano. Gli attori, Tutti (volontariamente o no, poco importa) sopra le righe, compresa Asia Argento e Rutger Hauer, caratterizzano maggiormente il film e le scelte del regista. Si distinguono dal resto la protagonista Mina, interpretata da Marta Gastini e Dracula Thomas Kretschmann. Soprattutto la Gastini, per bravura, crea un contrasto con il contesto che invece di stridere, funziona. Nonostante possa considerarsi il miglior film di Argento da molto tempo a questa parte, sicuramente il più compiuto, siamo molto lontani dalle atmosfere che padroneggiava da maestro tempo fa. Il film soffre, nonostante la confezione, di povertà di idee, e inevitabilmente risulta noioso e stantio. Un film di chiaro intrattenimento, che ammicca ma non fa ne ridere e spaventare. Curiosità da ricordarsi in futuro, nella scena del treno si aggira una futura promessa.

DARIO ARGENTO PARLA DEL SUO FILM

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