Caravaggio parla russo al Puškin di Mosca

 

 

“La mostra di Caravaggio organizzata al Museo Puškin è per molti aspetti un unicum. È la mostra monografica più rappresentativa dell’artista che sia mai stata esposta fuori dei confini italiani. Vi sono raccolte opere relative ai diversi periodi della sua attività creativa, dalle opere giovanili dipinte subito dopo il suo arrivo a Roma, fino alle ultime, dipinte poco prima della tragica morte dell’artista.” Irina Antonova, direttore del Museo Puskin, curatrice della mostra insieme a Rossella Vodret, Soprintendente Speciale per il Polo Museale di Roma, presenta così la mostra Caravaggio. Quadri dalle collezioni dei musei italiani e  vaticani, in programma al Museo delle Arti Figurative A. S. Puškin di Mosca dal 26 novembre al 19 febbraio 2012. E’ la prima volta che il genio lombardo arriva nella capitale russa, “per la più importante mostra di Michelangelo Merisi da Caravaggio mai organizzata dai Musei italiani all’estero”, come recita il comunicato stampa della mostra. Certo è che, dopo aver raggiunto Cuba, Caravaggio è sempre più un ottimo brand per il marchio Made in Italy: nel suo caso basta esporre i dipinti per allietare gli occhi di tutto il mondo, eccezionale esempio di unicum irraggiungibile. Undici capolavori per manifestare la genialità del pittore lombardo e per ripercorre la sua, seppur breve, incomparabile carriera. A partire dal Ragazzo con canestra di frutta, opera del 1593-94 in cui i soggetti, il giovane e la frutta, vengono rappresentati con una precisione ed un naturalismo straordinari. Furono proprio le prime opere romane del Caravaggio a segnare la sua fortuna, tanto che il Cardinale Francesco Maria Del Monte ne divenne il protettore, capace di fargli assegnare come primo incarico pubblico la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. È da questo momento che Caravaggio si occupò di opere dal soggetto religioso, di cui divenivano protagonisti personaggi umili, presi dal volgo e messi sulla tela.

Esempio illustre la Conversione di San Paolo dalla Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo: luce ed ombra si ergono a principali mezzi espressivi per comunicare il messaggio religioso. Vi è poi il San Giovanni Battista, dall’evidente ascendenza michelangiolesca, e la Deposizione, realismo e dramma sfondano la tela nella rappresentazione di un momento dal pathos unico. Datati al 1606, la Cena in Emmaus  e il San Francesco in meditazione, sono due dipinti di fondamentale suggestione per i pittori contemporanei a Caravaggio. La Flagellazione di Cristo appartiene al periodo napoletano: cambiano le tonalità, ma non l’intensità della rappresentazione. L’anno dopo, nel 1608, arriva l’Amore dormiente, dipinto assolutamente diverso rispetto all’Adorazione dei Pastori, del periodo siciliano, opera più pacata, con un disegno dissimulato nella naturalezza. Infine chiude questa panoramica sul Merisi il Martirio di Sant’Orsola, del 1610 espressione del presentimento della tragica fine imminente del pittore. Questo è Caravaggio. Artista che segnò la storia della pittura, pittore che fece del naturalismo l’arma della rappresentazione pittorica, uomo dall’incredibile fascino e mistero. Anche nella gelida Russia, Caravaggio è capace di scaldare gli animi.