Una commedia nera, cinica e tagliente, dal gusto nichilista. Così possiamo definire il nuovo lavoro di Roman Polanski, proiettato ieri in anteprima alla 68esima Mostra di Venezia. Il film del regista francese, rappresentato al Lido dal cast al completo ad eccezione di Polanski (per via dei suoi guai giudiziari) e della Foster, è stato accolto con molto entusiasmo da pubblico e critica. Tratto da un testo riadattato per il grande schermo della pluripremiata piece teatrale “The God of Carnage” di Yasmina Reza, che ha collaborato in veste di co-sceneggiatrice alla trasposizione, Carnage è interpretato da un cast a dir poco fenomenale, con ben tre premi Oscar quali Kate Winslet (che porta al Lido anche Contagion di Soderberg e Mildred Pierce), Christoph Waltz e Jodie Foster oltre al poliedrico John C. Reilly.

Tutto parte dalla resa dei conti tra due ragazzini undicenni conclusasi con un labbro gonfio e due denti rotti. Da qui si dipana la divertente ed amara storia di due famiglie che si ritrovano intrappolate in una situazione surreale ed imbarazzante, l’una di fronte all’altra, nell’intento di risolvere il problema causato dai figli. Girato in tempo reale, con l’intento di mantenere l’atmosfera da spettacolo teatrale, si svolge in soli 90 minuti, in un’unica location, senza alcuna interruzione. Carnage contrappone l’autoritaria coppia di genitori formata da Nancy (Winslet), una giovane broker finanziaria ed Alan Cowan (Waltz), un affermato avvocato alla scrittrice liberale ed attivista politica Penelope Longstreet (Foster) ed al marito commerciante di articoli per la casa, Michael (Reilly). Il film, totalmente imprevedibile, porta allo scoperto con una forte vena sarcastica quell’ipocrisia latente, spesso nascosta dietro una facciata di buone maniere, superata abilmente dai due ragazzini, giunti al dunque in molto meno tempo, seppur con un atto particolarmente violento.

Sì, è di fatto una commedia sulle buone maniere e su come la gente facilmente riesca ad abbandonarle. I personaggi sono delineati alla perfezione nella loro diversità, la Winslet interpreta quello che funziona da trait-d’union dello strambo gruppo, il punto di collegamento tra gli astanti alla discussione, seppur in maniera del tutto involontaria, quello della Foster, particolarmente politically correct, almeno all’inizio della narrazione, finisce per dare sfogo alle frustrazioni più recondite, Alan (Waltz) è un avvocato spregiudicato ed arrogante che non riesce a non staccarsi dal contesto lavorativo, neanche in una situazione grave come questa ed infine Michael (Reilly) che si sforza di apparire calmo ed al di sopra della situazione, sforzo che si dimostrerà vano non appena i nervi inizieranno a cedere. Ecco che insieme ai nervi cedono le maschere di tutti e i quattro  protagonisti, lasciando a nudo da qualsiasi ipocrisia precostruita, alla fine del film i personaggi sono sè stessi, realmente e ne vedremo delle belle.

Il film nelle sale cinematografiche italiane verrà distribuito il 16 settembre, in quelle francesi il 12 ottobre e in quelle tedesche il 24 novembre. Negli Stati Uniti uscirà a New York e a Los Angeles il 16 dicembre. Non deluderà le aspettative, ad ora è uno tra i migliori e più ambiziosi film visti a questa Mostra del Cinema di Venezia e già adesso sarà una battaglia agguerrita per la corsa al Leone D’oro.