Il 9 settembre arriva nelle sale Contagion, l’ultimo film di Steven Soderbergh che è stato presentato ieri al Festival di Venezia 2011 all’interno della sezione Fuori Concorso. Un thriller globale che racconta la tragica esperienza di un’epidemia diffusa che prende vita ad Hong Kong e si diffonde rapidamente in tutto il mondo. Soderbergh ci racconta un evento così attuale attraverso le vite comuni dei personaggi, interpretati da un cast stellare come Kate Winslet, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Laurence Fishburne e Matt Damon. Ognuno di loro rappresenta un semplice cittadino americano, che affronta a suo modo il triste evento e ne subisce le inevitabili conseguenze.

Una trama di questo tipo, con al centro un virus letale che comincia a mietere vittime e il mondo cerca in tutti i modi di sopravvivere, si è ovviamente già sviluppata molte volte al cinema, ma il  merito di Soderbergh è il non aver ridotto questo film ad un semplice blockbuster catastrofico, di cui il cinema americano è pieno. Egli ha affrontato questa tematica, insieme allo sceneggiatore Scott Z. Burns in modo lineare e analitico, offrendo allo spettatore un’analisi accurata e approfondita del virus in se, anche dal punto di vista scientifico, correlandolo dei sentimenti ed emozioni delle persone che ne sono vittime, dirette o indirette. Si capisce che prima di iniziare a lavorare su questo progetto, è stato fatto uno studio accurato del fenomeno di un’eventuale malattia infettiva, sul modello della Sars e simili, e il film che ne viene fuori è convincente e piacevole da seguire, anche se sicuramente trasmette inquietudine e una leggera preoccupazione del contatto con il prossimo.

Soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui è inevitabile venire in contatto con mille cose e persone, dagli aereoporti ai supermercati, dalle scuole ai mezzi pubblici, è impossibile prevenire il contagio e chiudersi a casa per sentirsi più sicuri, come ha affermato lo stesso regista in conferenza stampa. In Contagion tutti i protagonisti, interpretati magistralmente da un cast di star, sono protagonisti del film come una sorta di antieroi con le loro debolezze e un egoismo che comunque prevale, dal momento in cui il contatto con gli altri può portare alla morte.

Non ci si aiuta e il tempo scorre inesorabile come la velocità di decorrenza del virus stesso, vero protagonista dell’ intero film. Senza dubbio, anche la colonna sonora aiuta a creare una malinconia suggestiva e avvolgente che trasporta il pubblico in una dimensione di angoscia e perdita di speranza, ma le linee narrative scelte sono adatte e convincenti quasi totalmente. Forse si lascia poco spazio all’azione e al dinamismo che si riducono al minimo, per dare maggiore respiro ai dialoghi, molto articolati e peculiari, sia dal punto di vista umano sia scientifico.

Un po’ fuori dal coro il personaggio di Jude Law, che fa da contrasto agli altri, solitario e orgoglioso persegue le sue idee ma diventa una delle parti più brillanti del film e insieme agli altri ruoli crea un gruppo completo di esempi di umanità, positiva o negativa. Pochi segni di luce e positività, oscurata anche dal colore di ripresa tendente a colori freddi e lividi che aiutano a creare l’atmosfera ansiosa e cupa di una tragedia che non si sa come risolvere. Solo la ricerca scientifica può aiutare, creando il vaccino giusto per fermare l’epidemia.  La diffusione di una malattia infettiva nella società moderna è una delle paure più diffuse a livello globale, dopo il terrorismo, quindi Soderbergh ha deciso di fare un film estremamente attuale, crudo e convincente, che comunque è manifesto del suo conosciuto stile registico.