Crimson Peak, la recensione dell’horror gotico di Guillermo Del Toro

Una storia di fantasmi, un maniero che custodisce un segreto ed una più che considerevole dose di violenza sono gli ingredienti fondamentali di Crimson Peak, il film che segna il ritorno di Guillermo Del Toro al genere horror/gotico che l’ha lanciato. Archiviati i robottoni di Pacific Rim ed il bizzarro ma sempre funzionale Hellboy, Del Toro si cimenta in un’opera che rimanda chiaramente a quello che è a tutti gli effetti il suo film più completo, Il Labirinto del Fauno. Interpretato da un cast stellare composto da Mia Wasikowska, Tom Hiddleston, Jessica Chastain e Charlie Hunnam, Crimson Peak racconta la storia di Edith Cushing (Mia Wasikowska), una aspirante scrittrice che, dopo aver perso la testa per l’affascinante nobile in rovina Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), si trasferisce a Crimson Peak, un luogo infestato da inquietanti presenze. Qui dovrà fare i conti con il misterioso passato di Thomas, con l’inquietante e crudele Lady Lucille Sharpe (Jessica Chastain) e con i fantasmi del maniero, disposti a tutto per metterla in guardia da un destino di sofferenza eterna.

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Quando siamo venuti a conoscenza del progetto di Crimson Peak, l’hype di vedere Del Toro alle prese con un prodotto in linea con il suo spirito e la sua immaginazione a tinte dark, è salito inevitabile alle stelle. Non è un mistero che l’autore di Mimic si trovi a suo agio con l’horror e Crimson Peak era l’occasione perfetta per riportare in alto un tipo di cinema che negli ultimi anni non ha fatto altro che perdere credibilità.  Ma nonostante l’ottima regia, la meravigliosa fotografia ed il cast stellare, Crimson Peak risente di una sceneggiatura che non aggiunge nulla di nuovo al panorama cinematografico contemporaneo. L’inquietante maniero, gli interessanti personaggi sopra le righe (impeccabile come sempre Jessica Chastain nei panni della crudele ed a tratti ironica Lady Lucille Sharpe) e i sempre affascinanti fantasmi, resi qui con un realismo che toglie il fiato, sono elementi vincenti ma abusati dal cinema di genere che necessitano di uno script come quello di The Others per lasciare veramente il segno. Un obiettivo che Crimson Peak raggiunge attraverso la spettacolare resa visiva (ricca di una profondità incredibilmente suggestiva), l’eleganza dei costumi, le improvvise e sempre funzionali scene di violenza e le meravigliose musiche di Fernando Velazquez. Elementi vincenti che, a causa di alcune pecche di sceneggiatura, non riescono a dare vita al capolavoro del cinema di genere che tutti ci saremmo aspettati da un maestro come Guillermo del Toro.

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