Ex Machina, la recensione in anteprima dell’esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore di Danny Boyle

Il prossimo 30 luglio la Universal Pictures distribuirà in tutti i cinema italiani il primo film scritto e diretto da Alex Garland: Ex Machina. Interpretato da Domhnall Gleeson, Oscar Isaac e Alicia Vikander Ex Machina racconta la storia di Caleb (Domhnall Gleeson), un giovane impiegato che, dopo aver vinto uno strano concorso, viene coinvolto nel testing dell’ultima invenzione di un programmatore miliardario (Oscar Isaac): Ava (Alicia Vikander), una donna-robot dotata di una avanzatissima intelligenza artificiale. Il ragazzo dovrà trascorrere una settimana a stretto contatto con la misteriosa creatura analizzandone le abilità e le fragilità ed aiutando così il programmatore a perfezionare la sua invenzione. Ma Ava si rivelerà molto più astuta e “umana” del suo creatore portando Caleb a fare di tutto per regalarle la libertà che merita.

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Dopo aver scritto capolavori del calibro di The Beach, 28 giorni dopo e Sunshine Alex Garland, lo sceneggiatore preferito di Danny Boyle, passa dietro la macchina da presa per realizzare Ex Machina, un film riuscito solo in parte. Se infatti le ambientazioni, i personaggi e le atmosfere affascinano ed intrigano lo spettatore, lo svolgimento in sé non convince del tutto. Un po’ perché il tema uomo-macchina, dal Metropolis di Fritz Lang al Frankenstein di Mary Shelley, ha avuto già innumerevoli rappresentazioni sul grande e sul piccolo schermo ed un po’ perché è difficile capire il senso generale di un film come Ex Machina. Un film a tratti sconnesso e ricco di silenzi che, dopo aver catapultato lo spettatore senza un minimo di introduzione nella villa futuristica dell’inventore interpretato da Oscar Isaac, rallenta inesorabilmente portandolo più volte ad annoiarsi. Non bastano infatti delle musiche e delle scenografie futuristiche per fare un film di Danny Boyle. Il regista di Trainspotting con il suo spirito visionario e sopra le righe riesce sempre a confezionare un’opera convincente mentre Garland con il suo stile piatto e freddo non arriva al cuore dello spettatore sviluppando un film che, nonostante sia interessante dal punto di vista visivo, non aggiunge nulla di nuovo al panorama cinematografico contemporaneo. Non ci resta quindi che sperare in un nuovo film che riporti Garland alla sceneggiatura e Boyle alla regia per vedere un prodotto emozionante e convincente come quello a cui i due autori ci hanno da sempre abituato.

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