FEFF 14: One Mile Above, la recensione

Abbiamo visto in occasione della 14esima edizione del Far East Film Festival il nuovo film di Du Jiayi: One Mile Above. Tratto dalla novella Zhuan Shan dello scrittore taiwanese Xie Wanglin, One Mile Above racconta la storia del giovane Zhang Shuhao, deciso dopo la morte del fratello a inseguirne il sogno: compiere un viaggio in bicicletta da Lijiang a Lhasa in bicicletta. La sfida è oltre ogni limite infatti Shuhao sarà costretto ad affrontare terribili cani selvatici, pericolosi precipizi e inquietanti personaggi del loco in una corsa ad ostacoli che lo aiuterà a superare la perdita improvvisa del fratello. Nei paesaggi inesplorati del tragitto Shuhao entrerà in contatto con persone e culture differenti, affacciandosi ad un mondo tanto affascinante quanto inesplorato. Sarà proprio questa pericolosa avventura a rendere Shuhao tanto forte da affrontare la vera sfida che è la vita.


One Mile Above è un film lento, mentale e introspettivo, più vicino ad una interessante esperienza mistica che ad una opera cinematografica. Attraverso movimenti sinuosi della telecamera il regista Du Jiayi ci trasporta negli affascinanti territori inesplorati del Tibet e dello Yunnan permettendoci di entrare nella mente del protagonista Shuhao, tanto estraneo al mondo che si accinge a conoscere quanto lo spettatore medio. Attraverso le varie tappe del protagonista Jiayi ci conduce a persone e stili di vita totalmente differenti dai nostri, consentendoci di apprezzare le vere cose importanti della vita, come il sapore di un buon biscotto, un panorama mozzafiato, una preghiera tipica o una semplice e spontanea danza liberatoria. In un mondo dominato da tecnologia, stress e inquinamento è importante per noi spettatori viaggiare insieme a Shuhao, affacciarci a un mondo in cui il contatto con la natura è fondamentale e perderci per i 107 minuti di proiezione in una realtà totalmente estranea alla nostra.

Ovviamente Jiayi saccheggia qui e li film importanti come l’indimenticabile Into The Wild, riproponendoci alcune idee assolutamente vicine al film di Sean Penn, come le allucinazioni del protagonista, la sfida contro se stessi, gli animali selvatici e il viaggio interiore. Ma sinceramente non importa allo spettatore, essendo il fine del film totalmente diverso da quello di Penn, ovvero astrarci per tutta la durata della proiezione in un mondo diverso dal nostro. One Mile Above presenta anche alcuni difetti, come qualche incoerenza logica, qualche attimo di lentezza e un finale non proprio dei migliori. Ma resta sempre una delle proiezioni più interessanti di questo Far East Film Festival, arricchita da alcune scelte registiche che definire azzeccate è decisamente riduttivo, la scena del precipizio e la fotografia in primis. In conclusione One Mile Above è un ottimo film per assentarci totalmente dagli stress quotidiani ed entrare in contatto con la nostra parte spirituale ed emotiva. Una di quelle poche opere da vedere e rivedere per apprezzarne appieno il valore.