Abbiamo visto in occasione della ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma il nuovo film di Vitor Goncalves: A Vida Invisivel. Interpretato da Filipe Duarte, Joao Perry e Maria Joao Pinho A Vida Invisivel racconta la storia dell’impiegato ministeriale Hugo (Filipe Duarte) che durante una sera come tante non riesce a tornare a casa perché angosciato dalle immagini del filmino in 8mm dell’amico, mentore e superiore Antonio (Joao Perry), morto in seguito ad una terribile malattia. Angosciato dalla scomparsa di Antonio, Hugo ripensa al triste momento in cui il suo amico gli aveva rivelato di essere malato e questo lo fa riflettere su uno dei suoi grandi amori della vita, Adriana (Maria Joao Pinho), perduto in seguito alla sua paura di vivere. Hugo cerca così di trasformare la morte di Antonio in un nuovo inizio ma dovrà lottare contro l’innato timore di relazionarsi con gli altri.

1381829962957_a-vida-invisivel-7A distanza di ventisette anni dal cult Uma Rapariga no Verao Vitor Goncalves torna dietro la macchina da prese per omaggiare il suo maestro Antonio Reis ma il risultato, a dispetto del forte carico emotivo dell’autore, non convince quasi per niente. Lento, sconnesso, faticoso e poco lineare A Vida Invisivel annoia dal primo all’ultimo minuto di proiezione offrendo un quadro totalmente offuscato della vita dei personaggi, sospesi in un limbo di confusione e incertezza. Che rapporto esisteva tra Antonio e Hugo? Per quale motivo il collega di Hugo sembra crogiolarsi nell’infelicità dell’amico? E perché Hugo è così paralizzato nel vivere la vita nella sua pienezza? Goncalves elabora un film autobiografico senza porre le basi per renderlo comprensibile; A Vida Invisivel è infatti una specie di omaggio personale dell’autore da cui gli spettatori sono totalmente esclusi. E’chiaro che Goncalves sia Hugo ma è totalmente incomprensibile perché l’autore abbia voluto raccontarci questa storia. E perché poi soffermarsi più e più volte su questi anonimi filmini in 8mm? Uno degli errori più grandi di Goncalves è di essersi immedesimato troppo nel protagonista della storia e poco in quello del narratore, del regista, con il risultato di aver confezionato un film totalmente inutile e soporifero. E se dal punto di vista contenutistico A Vida Invisivel pecca su più fronti, su quello qualitativo è un completo disastro: basti pensare all’imbarazzante fermo immagine della scena finale. In conclusione non resta che attendere la prossima opera di Goncalves per sperare negli (ormai) antichi albori di Uma Rapariga no Verao.