Perché Carlo Verdone è così tanto amato dal pubblico italiano? Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni forniscono delle risposte esaustive a questo interrogativo nel loro documentario dedicato all’attore e regista romano. Carlo! non è però solo la ricostruzione di una carriera piena di soddisfazioni, ma una ricerca della ricetta del successo che tiene Verdone sulla cresta dell’onda da più di trent’anni, oltre che una sorta di album dei ricordi, che Carlo offre al pubblico con simpatia e sincerità. Lo scorso Aprile è uscito, edito da Bompiani, La casa sopra i portici, libro autobiografico in cui l’istrionico Verdone racconta, come nel documentario, l’aria che si respirava in casa sua, come nacque la passione per la recitazione, i fantastici scherzi al padre, tra tutti quello in cui Carlo si finge il futurista Sardini arrabbiatissimo per non essere stato citato da Mario nel suo libro sul futurismo, e così via. A questo materiale il documentario aggiunge una vera e propria analisi critica dei personaggi ideati e interpretati da Verdone nei suoi film. Grazie ai pareri critici di Fofi, Giusti e dello stesso protagonista, riusciamo a capire dove risiede il successo dell’attore/regista tanto amato: ogni italiano potrebbe fungere in potenza da fonte d’ispirazione per Carlo, perché lui ha sviluppato una sorta di radar capace di captare le manie, i tic e le stranezze degli italiani medi. La forza di personaggi indimenticabili come Mimmo, Furio, Ivano, Armando Feroci, sta proprio nell’essere delle perfette interpretazioni di tipi italiani. In particolare l’Ivano di Viaggi di Nozze, insieme alla Jessica interpretata da Claudia Gerini, formano la tipica coppia trash di metà anni ’90, momento in cui, secondo Carlo, la società italiana raggiunse un grado di volgarità che fungeva solo da anticamera del periodo successivo.

Attraverso gli interventi degli sceneggiatori Francesca Marciano e Pasquale Plastino entriamo invece nella psiche dei personaggi verdoniani, la cui caratteristica fondamentale, che emerge chiara solitamente a fine film (Un sacco bello, Viaggi di Nozze), è la solitudine. Sotto tutta l’effervescenza della comicità, scaturita da una voce, un tic o un modo di camminare, c’è una realtà triste con cui bisogna fare i conti e su cui Carlo ci costringe a riflettere. In questo senso il finale di Sono pazzo di Iris Blonde è agghiacciante. Filmati personali ed inediti, interviste e backstage sul set di Posti in piedi in Paradiso, il tour della casa familiare, in cui vediamo un Carlo affranto, ma allo stesso tempo felice di ricordare momenti importanti e divertenti della sua vita, completano quest’opera che appare un giusto e meritato omaggio al Sordi delle nuove generazioni a trent’anni dal successo ottenuto con Borotalco.