17 Anni (e come uscirne vivi), la recensione della commedia con Hailee Steinfeld

Da sempre il cinema europeo si è impegnato a raccontare la normalità di persone ordinarie, alle prese con i problemi della propria generazione e del proprio ruolo nella società. Al contrario, invece, il cinema americano si è sempre concentrato sulla “eccezionalità”, di persone, eventi e luoghi. È per questo che lavori come quello di Kelly Fremon Craig, così ancorati alla quotidianità, vengono sempre salutati con entusiasmo (forse eccessivo) dalla critica a stelle e strisce. 17 anni (e come uscirne vivi) ha un respiro europeo ma una sensibilità che è quella del Paese delle “high school” e dei balli di fine anno.

Hailee Steinfeld è Nadine in 17 anni (e come uscirne vivi)

Alla produzione un gigante della commedia americana come James L. Brooks che, stupito dalla sceneggiatura, ha deciso di finanziare il progetto della incredula 36enne debuttante (almeno dietro la macchina da presa) californiana. Una bella storia hollywoodiana che testimonia la necessità della regista di raccontare questa storia a lei così cara (forse anche per motivi personali a noi sconosciuti). Protagonista di questo teenage movie è la giovane “loser” Nadine, adolescente arrabbiata con tutti quelli che la circondano: dai genitori ai professori, fino ai compagni di scuola arroganti e bulli. A dare il viso alla studentessa c’è Hailee Steinfeld (la Mattie de Il Grinta dei fratelli Coen), bravissima nel ruolo anche se poco credibile per il suo physique du rôle troppo garbato e aggraziato per dar corpo ad una ragazza così complicata.

Le case americane per raccontare la società

Ma se opere come Tutti vogliono qualcosa di Richard Linklater si fanno quasi analisi sociologica di una generazione e di una America passata, quella che sta abbandonando gli eccessi del ’68 per abbracciare il consumismo edonistico di Reagan, Kelly Fremon Craig sembra quasi voler trascendere il genere adolescenziale per parlare di sentimenti comuni anche a chi quella età l’ha ormai superata da tempo. Per questo la guerra intrapresa da Nadine non è quella prettamente generazionale, ma quella che vuole imporre la propria distintiva personalità in opposizione con il resto del mondo, visto come distante dalle proprie esigenze.

Woody Harrelson (Mr. Bruner) in una scena del film

Tra i sollievi comici di 17 anni (e come uscirne vivi) troviamo un grande Woody Harrelson nei panni del professore (amico/nemico) Bruner, carismatico e cinico, spalla di Nadine nella sua sfida contro il “sistema”. La giovane cineasta entra nelle case degli americani (inquadrandone i corridoi, le scale e le cucine) per raccontare il “coming of age” di una ragazza divisa fra la rivalità con la famiglia e la gelosia per il rapporto tra la sua migliore amica e il tanto odiato fratello maggiore. Quella che sulla carta è una storia già vista tante volte, sullo schermo è invece un piacevole racconto valorizzato da una regia poco invasiva (perché cosciente del suo ruolo) e da una sceneggiatura ben scritta.