La Verità Negata, Rachel Weisz contro il negazionismo

Dopo diversi anni dedicati al piccolo schermo, Mick Jackson torna al cinema con La Verità Negata (Denial), un legal drama presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2016 e atteso nelle sale italiane il prossimo 17 Novembre. Il regista inglese, che negli anni ’90 ha diretto Guardia del Corpo e Vulcano – Los Angeles 1997, ha deciso di portare sul grande schermo la battaglia legale che Deborah E. Lipstadt racconta nel suo libro Denial: Holocaust History on Trial, affidando la sceneggiatura a David Hare. 

Rachel Weisz interpreta la professoressa e scrittrice americana di origine ebrea che insegna all’università di Atlanta. Un giorno David Irving, uno storico simpatizzante delle teorie di Hitler e autore di vari libri sulla Seconda Guerra Mondiale, la cita in giudizio per diffamazione, sostenendo che l’Olocausto non si è mai verificato.  La legge inglese, in questi casi, prevede che chiunque è considerato un presunto colpevole qualora non riesca a provare la sua innocenza, persino quando l’accusa mira a dimostrare che una tragedia di proporzioni bibliche come l’Olocausto sia stata un’invenzione politica.

Rachel Weisz in una scena di Denial - La Verità Negata
Rachel Weisz in una scena di Denial – La Verità Negata

Anche se il look della protagonista sembra un po’ anni ’50, La Verità Negata è ambientato nel periodo che va dal 1994 al 1998, tra Londra, gli Stati Uniti e una gelida e desolante Auschwitz. I legali della Lipstadt sono determinati e pronti ad affrontare una crociata lunga e coraggiosa, riunendosi in un lavoro di squadra contro una figura ambigua e sorprendentemente ottusa come il signor Irving, interpretato magistralmente da Timothy Spall. L’equilibrio tra i personaggi rende elegante e delicata la narrazione che, tuttavia, non può contare su una sceneggiatura solida e coinvolgente, come ci ha abituati Hare con il suo precedente capolavoro The Hours.

Una regia troppo tradizionale

Il film di Jackson funziona come un legal drama contaminato in parte da un thriller leggero, ma risulta a dir poco canonico e in linea con le regole più tradizionali di un cinema processuale, che abbiamo già visto molte volte. Sono già stati dedicati molti film al brutale sterminio degli ebrei e a quelle tristi pagine della storia all’interno dei campi di concentramento tedeschi, pertanto occorre una regia più creativa e sperimentale per rendere una storia come questa convincente dal punto di vista emotivo e narrativo. Ogni scena collabora a redigere una pratica lunga 334 pagine che aspetta solo il verdetto finale, mentre prende forma un conflitto sempre più aspro tra una donna sensibile che insegue la verità e cerca conforto davanti alla statua della giustizia per le strade di Londra, e un uomo evidentemente razzista e velenoso che professa il suo sapere limitato e corrotto con fastidiosa superbia.

Timothy Spall in una scena di Denial - La Verità Negata
Timothy Spall in una scena di Denial – La Verità Negata

Il processo non è una terapia

Il processo non è una terapia” recita l’avvocato di Deborah Lipstad quando questa gli chiede di coinvolgere gli ebrei testimoni diretti dell’Olocausto, cosicchè le numerose sfumature dell’intolleranza invadono l’aula di tribunale in un modo più realistico e composto. Jackson non si lascia andare ad un approccio troppo romanzato e romantico della storia, anche se in qualche scena la retorica non riesce a rimanere fuori.

Toccante, tuttavia, la visita silenziosa e catartica dei personaggi sui luoghi abbandonati di Auschwitz, che sotto la neve e il ghiaccio conservano ancora i ricordi strazianti ed inquietanti di coloro che non sono riusciti a lasciare l’incubo sani e salvi. La telecamera esplora lentamente le pile di scarpe vecchie, le valigie abbandonate e trafugate, gli oggetti personali un tempo appartenuti alle vittime della ferocia di Hitler e del suo esercito, mentre la nebbia avvolge le inquadrature che seguono alla ricerca di prove di autenticità.

La Verità Negata è un dramma anti negazionismo che si svolge nel cuore dei protagonisti, tra le strade di una Londra grigia e uggiosa, e nel ricordo di una tragedia indimenticabile che ha segnato l’umanità per sempre.

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