Prima di MEGAN | 5 film in cui la tecnologia è una minaccia per l’uomo

La prima sorpresa cinematografica di questo 2023 è stata sicuramente Megan di Gerard Johnstone, insospettabile campione di incassi prodotto da James Wan e Jason Blum. Non è la prima volta, però, che il cinema racconta a tinte horror gli effetti imprevisti e indesiderati dell’evoluzione tecnologica.

Il film di Gerard Johnstone non è altro che un cripto-remake di La bambola assassina, che però ha la grande idea di ribaltare la prospettiva originale. Il tono e i punti di forza sono esattamente quelli del film con Chucky, solo che stavolta l’elemento magico che animava la bambola è sostituito con la tecnologia e tutto il racconto è narrato dal punto di vista dei produttori e non dei consumatori.

Una scena del film M3GAN
Una scena del film M3GAN (fonte: Universal Pictures)

Se avete già visto M3GAN al cinema e state fremendo all’idea di un possibile (e probabile) sequel, ecco cinque film da recuperare nell’attesa, che raccontano come la tecnologia possa diventare una minaccia per l’uomo.

Terminator (1984)

Forse l’esempio cinematografico più conosciuto in cui una creazione si rivolta contro il proprio creatore, diventando uno strumento di violenza temibile e inarrestabile. Il cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger è una macchina di morte feroce, impossibile da affrontare, dietro cui si cela la più celebre delle Intelligenze Artificiali impazzite della storia del cinema: Skynet.

Supermarket Horror (1986)

Quello di Jim Wynorski (in originale, Chopping Mall) è un misconosciuto b-movie statunitense del 1986 ambientato in un centro commerciale in cui le guardie giurate automatizzate impazziscono e iniziano ad uccidere i dipendenti. Il film è diventato un oggetto di culto anche per via della sua lavorazione clandestina: prodotto da Roger Corman e girato nei pressi di Los Angeles, le riprese furono effettuate durante la notte senza i dovuti permessi. La troupe doveva ogni volta far sparire le tracce della propria presenza prima delle 9 di mattina, quando il centro commerciale riapriva i battenti.

Hardware – Metallo letale (1990)

Al suo primo film, Richard Stanley, successivamente regista di piccoli cult come Il colore venuto dallo spazio, si immerge pienamente nell’immaginario cyberpunk per mettere in scena un robot assassino, in grado di auto-ripararsi, che miete vittime in una baraccopoli post-apocalittica. Anche questo, come il più recente M3GAN, fu un inaspettato successo al botteghino e finì per incassare cinque volte il proprio budget.

Upgrade (2018)

Una scena del film Upgrade
Una scena del film Upgrade (fonte: Universal Pictures)

Uomo e macchina di nuovo fusi insieme come in Robocop, ma aggiornati all’era del digitale e delle IA, con un chip fisicamente invisibile eppure psicologicamente molto più invasivo. Logan Marshall-Green interpreta un tetraplegico che accetta di testare un rivoluzionario chip, STEM, per vendicare la morte di sua moglie. Presto, però, capirà di non avere pieno controllo sulla tecnologia che comanda il suo corpo.

L’uomo invisibile (2020)

Forse il primo horror dell’era #MeToo, di sicuro il più esplicito: quello in cui l’uomo stalker e violentatore è l’uomo che non si vede. Un film capace di lavorare benissimo sul controcampo e sull’immagine, costantemente filtrata e tradita dai dispositivi (telecamere, cellulari, tablet) e, di conseguenza, dalla cinepresa, tutto raccontato dal punto di vista della vittima. Anche in questo caso,  Leigh Whannell aggiorna il classico cinematografico al contemporaneo: l’invisibilità dell’assassino, infatti, non è donata da un oggetto magico, ma da una tecnologia avveniristica.