Still Alice MovieLa nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha presentato l’ultima impeccabile prova di Julianne Moore: Still Alice. Scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland Still Alice racconta la storia di Alice (Julianne Moore), una professoressa della Columbia University che trascorre la sua vita tra un lavoro che la appassiona, un marito che la ama e tre splendidi figli che le regalano ogni giorno grandissime soddisfazioni. Ma quando si reca a Los Angeles per tenere una lezione presso l’UCLA succede improvvisamente qualcosa di inaspettato: dimentica un termine fondamentale della sua lezione. Tornata a New York vive un secondo episodio inquietante perdendosi durante il suo solito jogging attorno al campus. I due fatti la portano a consultare un neurologo e la diagnosi è terribile: ha una forma precoce di Alzheimer. La malattia ovviamente devasterà la sua vita perfetta portandola a lottare con tutte le sue forze per rimanere la donna intelligente, forte e determinata che è sempre stata. Uno dei più grandi misteri di Hollywood è sicuramente perché l’Academy non si sia ancora decisa a dare un premio Oscar ad una delle attrici più brave di sempre: Julianne Moore. E Still Alice, un ottimo film tratto dall’omonimo libro di Lisa Genova, è l’occasione perfetta per dare alla Moore la tanto ambita ma sempre sfiorata statuetta grazie a quello che potrebbe essere il ruolo della sua vita.

Still Alice filmLa determinata e a tratti calcolatrice donna in carriera Alice Howland che nella sua vita ha collezionato un successo dietro l’altro improvvisamente si trasforma in una donna fragile costretta ad utilizzare l’iphone per non dimenticare il giorno in cui è nata o il nome dei figli. La spaesatezza, il senso di solitudine, il disagio di Alice sono rappresentati alla perfezione in un film che in altre mani avrebbe potuto facilmente sfiorare il ridicolo o per lo meno il patetico. Eppure la regia di Glatzer e Westmoreland rimane sempre solida, composta, lineare, concentrata sulla malattia della protagonista ma allo stesso tempo poco aperta a qualsiasi forma di speranza. Perché sin dall’inizio del film noi sappiamo perfettamente che fine farà Alice così come lo sa Alice stessa. Eppure una piccola parte di noi non smette di credere in questa fantastica donna disposta ad attaccarsi ad ogni singolo stratagemma per rimanere “ancora Alice”. Ed è proprio Alice il punto di forza fondamentale di questo film. Un film ben fatto e ben interpretato (bravissima Kate Bosworth e come al solito monoespressiva Kirsten Stewart) che a tratti perde la bussola per tornare perfettamente a fuoco in alcune sequenze toccanti, prima tra tutte il discorso sull’alzheimer finale di Alice. Un discorso che commuove ed emoziona proprio perché incentrato sulle generazioni future di malati di Alzheimer a cui Alice augura una vita e una situazione migliori della sua. Una situazione drammatica su cui Still Alice apre finalmente una porta da sempre socchiusa ad Hollywood regalando uno dei film più toccanti e dolorosi di questa nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.