33 TFF: The Girl in the Photographs, l’ultimo horror prodotto da Wes Craven

La sezione After Hour del Torino Film Festival ha ospitato The Girl in The Photographs, il secondo lungometraggio di Nick Simon, preso particolarmente in considerazione da pubblico e critica in quanto ultimo film prodotto da Wes Craven prima della sua scomparsa. La piccola cittadina si Spearfish è minacciata dalla violenta attività di un serial killer appassionato di fotografia. Quest’ultimo uccide infatti alcune ragazze random e lascia sparse per la città le foto dei corpi torturati o di macabri dettagli sanguinolenti. Colleen è una ragazza che lavora in un supermercato e diventa l’eroina del film, attirando l’attenzione di questo psicopatico in libertà che le recapita personalmente le foto dei suoi brutali omicidi. Intanto un fotografo di celebrità, Peter Hemmings, torna nella sua casa natale in South Dakota con un gruppo di modelle, intenzionato a copiare la curiosa abilità ‘artistica’ degli assassini per un’importante campagna a Los Angeles che ruoterà attorno a Colleen.

Simon sceglie di concentrarsi sull’aspetto più inquietante ed emotivo della fotografia come pratica del catturare un istante, un oggetto o una persona in un preciso luogo e un preciso momento. La macchina fotografica assume una rilevanza maggiore rispetto all’arma del delitto, funzionando anche tecnicamente nella composizione delle inquadrature del film, spesso avvolte nell’oscurità ma efficaci e spaventose. The Girl in the Photographs sembra seguire le linee narrativa guida dei film horror che hanno plasmato il successo di Wes Craven: un gruppo di giovani adulti non particolarmente acuti riuniti per combattere una disgrazia comune, una controparte psicopatica ed estranea, sangue, urla e il mancato futuro. Questo film, tuttavia, parte sottotono con un prologo lento e povero di spunti interessanti che attirino l’attenzione e accendino la curiosità per quello che succede dopo. La prima parte risulta noiosa e già vista, mentre la seconda si anima strizzando l’occhio al filone slasher e a quel genere di horror costruito su un’ironia macabra e di impatto. Il ritmo comincia a coinvolgere lo spettatore con un film di intrattenimento in cui la tensione erotica e la paura prendono il sopravvento, anche grazie ai lineamenti inquietanti degli interpreti scelti per i ruoli dei carnefici. Si nota una cura stilistica ed un’eleganza nei movimenti della macchina da presa di buon livello, condite da un’ironia parsimoniosa che rende comunque il film credibile ed inquietante allo stesso tempo. Tuttavia il finale delude, confermandosi avaro di spiegazioni e chiarimenti, soprattutto per quanto riguarda il background e il movente dei killer coinvolti.

craven

The Girl in the Photographs resta quindi lontano dal pathos e dalla resa scenica dei lavori di Craven e convince a metà. L’estetica, la tensione e l’effetto terrore fanno il loro dovere, ma tirando le somme ci troviamo davanti ad un horror poco originale che spaventa a tratti e si esaurisce troppo presto.