Foxcatcher, un atleta avvolto nell’ombra di un moderno Norman Bates

Il 12 Marzo 2015 Bennett Miller, il regista di Moneyball – L’Arte di Vincere e Truman Capote – A Sangue Freddo, porta al cinema il film Foxcatcher, candidato a 5 premi Oscar dopo aver vinto come Miglior Regia all’ultima edizione del Festival di Cannes. Ispirato a fatti realmente accaduti, Foxcatcher racconta una storia americana avvolta nell’ombra di un improbabile ed inquietante rapporto tra un eccentrico miliardario e due campioni olimpici di lotta libera.

TRAMA FOXCATCHER

Quando il lottatore, medaglia d’oro alle Olimpiadi, Mark Schultz (Channing Tatum) viene invitato dal facoltoso erede John du Pont (Steve Carell) a trasferirsi nella residenza di famiglia per aiutarlo a formare una squadra da allenare in vista dei giochi olimpici di Seul del 1988, Schultz coglie al volo l’opportunità, sperando di potersi concentrare sul suo allenamento e di riuscire finalmente ad uscire dall’ombra del suo venerato fratello, Dave (Mark Ruffalo). Mosso da oscure esigenze, nel sostenere le ambizioni all’oro olimpico di Schultz e nella possibilità di “allenare” un gruppo di lottatori di fama mondiale, du Pont intravede l’opportunità di conquistare finalmente il rispetto dei suoi pari e, soprattutto, di sua madre (Vanessa Redgrave) che disprezza ogni sua scelta.

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RECENSIONE

Partendo da un fatto di cronaca curioso e intrigante, Miller confeziona un dramma ritmato a tinte noir, costruendo una storia che procede immersa in una tensione tangibile dalla prima all’ultima scena. Sullo sfondo di un ambiente sportivo e agonistico, i protagonisti interpretati da Channing Tatum e Steve Carell vivono un conflitto psicologico radicato nell’ insicurezza e nella fragilità di fronte ai rispettivi familiari più prossimi. Mark Shultz, campione di lotta libera, è molto legato al fratello Dave (Mark Ruffalo) ma sente di dover fare di più nella sua vita e realizzarsi contando sulle proprie forze. Nonostante il suo aspetto solido e statuario però, egli è un ragazzo pieno di debolezze, che aspetta un segno per individuare la strada giusta da intraprendere, anche se il destino non sembra essere dalla sua parte. Il suo incontro con il miliardario John Du Pont provoca l’effetto contrario, gettando Mark nella confusione e tracciando il declino di un eroe e atleta americano. Carell riesce ad animare perfettamente questo personaggio che segue le orme del Norman Bates di Psycho, buttandosi in progetti ambiziosi ma ridicoli se collegati alla sua persona, con il fine di soddisfare una madre anziana conservatrice e fredda.

La sceneggiatura ricca e lineare non regala particolari momenti di azione o pathos, ma il film mantiene la corda tesa e questo particolare uso della struttura narrativa permette allo spettatore di sentirsi coinvolto e interessato per le quasi due ore di proiezione. Miller torna ad esibire il suo stile registico fatto di attese, descrizioni capillari e attente, e di un uso abbastanza ordinario della macchina da presa. Ma la vera forza di Foxcatcher sono i personaggi, che gli attori rendono verosimili e lontani dalla caricatura, facendo molta attenzione alla mimica espressiva non solo del viso, ma anche del corpo.

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