Ricordando i suoi fine settimana passati a sciare da ragazzo sulle piste del Massachusetts, il regista Adam Green ha trovato l’ispirazione per scrivere “Frozen”, un thriller pieno di suspance e discreto produttore di adrenalina pura. Tre ragazzi, interpretati da Kevin Zegers, Shawn Ashmore e Emma Bell, decidono di andare a sciare in una domenica qualunque per prendere una pausa dalla vita di tutti i giorni. Ma il relax e divertimento lasciano in breve tempo spazio al terrore e alla paura, poiché l’ultima corsa in seggiovia non trova fine. A causa di un contrattempo del macchinista, i tre amici rimangono sospesi a 15 metri dal suolo, le luci della pista si spengono e l’impianto chiude per riaprire soltanto il venerdì della settimana dopo.

Il buio travolge i tre ragazzi e con esso il panico, che si impossessa di loro, mentre il freddo è implacabile e crudele, aiutato da lupi affamati. Adam Green ha voluto giocare sul fatto che, in fondo, una situazione del genere potrebbe realmente accadere, o forse è già accaduta nella storia degli appassionati della neve. E questo aiuta a creare il giusto senso di suspance e terrore nello spettatore comune. “Frozen” si potrebbe definire persino un film horror, che non spaventa con eccessivo sangue o scene raccapriccianti di violenza ingiustificata o effetti speciali di ultima generazione. Tutto è giocato sui silenzi della montagna, il senso di solitudine che avvolge questi ragazzi abbandonati al loro destino, che cercano in tutti i modi di sopravvivere, cercando vie di fuga.

Il montaggio del film è molto buono e crea il giusto ritmo della storia, che coinvolge e tiene attaccati allo schermo. Ma , a volte, la suspence è tagliata brutalmente da una sceneggiatura debole, che non convince ed è costituita da battute quasi ridicole ed eccessive che fanno sorridere più che spaventare.
Comunque sicuramente le atmosfere e il tipo di film di “Frozen” ci rimandano ad “Open Water”, il film di Chris Kentis che qualche anno fa suscitò curiosità poiché raccontava la storia vera di una coppia di coniugi che si ritrovano dispersi in mezzo all’oceano senza via di fuga. Rispetto a quest’ultimo il film di Adam Green è sicuramente più dinamico e ricco di particolari e di svolte nella trama. Infatti, nonostante sia girato praticamente tutto in una stessa location, un buon uso della tecnica cinematografica e una discreta recitazione da parte dei giovani protagonisti, riescono a risucchiare il pubblico in un vortice di paura intensa ed inquietante.