Incapace di affrontare la perdita della madre, morta in un incidente stradale, il giovane Tj (Devin Brochu) trascorre le sue giornate nel tentativo di aggrapparsi al passato. Il padre, Paul (Rainn Wilson), non riesce a trovare più una ragione per alzarsi la mattina, e si trascina dal divano al letto della casa di sua madre ( Piper Laurie) da cui si sono trasferiti dopo l’incidente.

A rompere questa stasi esistenziale, entra nelle loro vite (letterariamente nella loro casa) Hescher ( Joseph Gordon-Levitt ), un “metallaro” senza casa, che accidentalmente incontra un giorno Tj. Nulla di realmente destabilizzante visto con uno sguardo abituato ad un certo panorama della società americana. Soprattutto considerando il fatto che il film, esordio sul grande schermo di Spencer Susser, si incastra perfettamente nel panorama del cinema indipendente americano. Hescher è stato qui, affronta una tematica, l’elaborazione di un lutto, ultimamente molto presente sullo schermo ( Super 8, Molto forte, incredibilmente vicino), racconta di vite alla deriva, di personaggi che vivono ai margini, in una provincia sempre uguale. L’incontro, casuale, tra Tj e Hescher, o tra Tj e Nicole ( Natalie Portman), di cui si invaghisce, sembrano essere le uniche due novità ad allontanare il protagonista dal suo dolore, anche se in direzioni apparentemente opposte. Se di Nicole si innamora, da Hescher viene letteralmente investito. Rappresenta in qualche modo tutta la rabbia e il disagio che vive Tj.

Nonostante tutti gli attori si trovino in parte, e alcuni momenti divertenti, il film rimane una discreta opera prima, dal soggetto non particolarmente originale. Lo sguardo del regista, naïf, rimane in superficie.