Ad inaugurare la ventiduesima edizione del Courmayeur Noir in Festival, non poteva che essere, quest’anno, l’anteprima del film dedicato al maestro della suspense. Il film titolato con diretta semplicità Hitchcock, esordio alla regia del documentarista inglese Sacha Gervasi, é un biopic volutamente incompleto, circoscritto al periodo in cui Hitchcock diresse Psycho. Il racconto della sua genesi, nelle intenzioni. Ad incarnare, con chili di trucco, il regista, Gervasi ha avuto la fortuna di avere un magnifico Anthony Hopkins che ha saputo restituire (nonostante il Make-up), le movenze, le espressioni, il peso, la voce e l’ironia del maestro. Al suo fianco, ad interpretare Alma Reville, moglie di Alfred, la straordinaria Hellen Mirren, forse l’attrice (ed il ruolo) che fa veramente la differenza in questo film.

Nonostante la loro bravura e l’estremo loro affiatamento, il film si limita ad essere una biografia ben scritta ma superficiale. I film scorre piacevolmente ricalcando il tono umoristico tipico di Alfred Hitchcock, grazie anche a una buona regia, ma tradisce l’intento principale. Raccontare la genesi creativa di Psycho. I racconto si concentra invece sul rapporto tra marito e moglie, sia nella sfera personale che in quella professionale, e sulle problematiche della personalità di Hitchcock derivate da un educazione cattolica repressive, derivate dalle già conosciute considerazioni accademiche dei suoi film. Ciò nonostante, con leggerezza mista a superficialità, il film appare come un prodotto divertente, più adatto alla televisione.

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