Il cortometraggio “La Strega”, la recensione

La Strega, il cortometraggio che vede per la prima volta alla regia il giovane regista sardo Michele Marchi, racconta la storia di una donna sola, della sua storia d’amore, del suo tormento. Racconta della sua condizione di emarginazione spirituale, di solitudine, di decadenza e della sua vita ai margini della città. È proprio la periferia, quella romana, a fare da sfondo al racconto, quella carcassa oramai vuota dei casermoni abbandonati del residence Bravetta. Non a caso per vivere sceglie un posto lontano dagli sguardi della gente,  vicino ai riflessi delle lamiere, ai divani e alle lavatrici abbandonate per strada, elementi che rendono inconfondibile la scenografia  (curata da Francesca Matonti) e chiaro fin da subito la condizione esistenziale di solitudine e degrado della quale il cortometraggio vuol fare da tramite.

La protagonista, la Strega, è interpretata dalla romagnola Antonella Gasperoni attrice prevalentemente di teatro ma impeccabilmente a sua agio anche di fronte la videocamera, rende caratteristico ed unico il personaggio, anche solo grazie alla sua presenza scenica. Sguardi intensi, sospesi, stralunati ma allo stesso tempo la consapevolezza di una donna che ha vissuto una vita costantemente messa alla prova dal resto dell’umanità. La ritroviamo affiancata da un altro giovane attore proveniente dall’ambito teatrale, Edoardo Andreani, che regge all’interno del corto un ruolo di certo non semplice, parallelo a quello della protagonista e spesso in conflitto con essa.

Funge da filo conduttore dell’intero cortometraggio una canzone, “Amore Che Vieni Amore Che Vai” di Fabrizio De Andrè che scandisce il ritmo lento della narrazione astraendone i personaggi, accostandoli per brevi istanti per poi tornare a dividerli irrimediabilmente.

Dall’aiuto regia (Veronica Spedicati), alla fotografia (Aurelio Vindigni Ricca), dal suono (Giuseppe Santulli) al montaggio (Davide Lomma) fino all’edizione (Aureliano Verità) ed ai costumi (di Serena Urru) l’intero cortometraggio è nato e si è sviluppato all’interno del gruppo di artisti indipendenti “Bianconiglio”, che ne ha curato fino al più piccolo dettaglio e che vede all’attivo anche altri due corti cinematografici (In Bilico e Tempo Dentro).

La Strega è una camminata con te stesso lungo quel viale periferico che accomuna tutti, l’esistenza, la periferia dell’esistenza” come ci racconta lo stesso regista e la tematica che affronta è apparentemente “facile” un tema che accomuna tutti, come quello della vita. Dall’amore alla solitudine, dalla violenza alla tenerezza, attraverso felicità, decadenza, incomprensione, nostalgia, malinconia e amarezza ma questo corto ne propone una prospettiva diversa, una chiave di lettura non convenzionale. La Strega è un personaggio contenitore, al cui interno alberga la vita in ogni sua sfaccettatura.

 

La Strega di Michele Marchi: