Il Permesso – 48 Ore Fuori, la recensione del nuovo film di Claudio Amendola

Il 30 Marzo Claudio Amendola torna dietro la macchina da presa per Il Permesso – 48 Ore Fuori, il suo secondo film da regista dopo La Mossa del Pinguino, che ricorda il genere che lo ha presentato al grande pubblico nei primi anni della sua carriera con La Scorta, Ultrà o Mary per Sempre.

Quattro detenuti di età diverse ottengono un permesso di 48 ore per uscire dal carcere e tornare alle loro vite, per rendersi conto di quello che hanno lasciato e sistemare dei conti in sospeso. Rossana, interpretata da Valentina Bellè, è una ragazza benestante con un rapporto conflittuale con la madre e, dopo una serie di bravate per attirare l’attenzione, finisce dietro le sbarre. Amendola è un ex boss della malavita romana che, uscendo, si rende conto che il figlio sta seguendo le sue orme, e decide di intervenire prima che sia troppo tardi. Donato, un Luca Argentero duro e segnato, diverso da come siamo abituati a vederlo sullo schermo, è un criminale ex pugile clandestino che vuole ritrovare sua moglie, vittima del mondo in cui l’ha incontrata. Infine Angelo, interpretato da un giovane e genuino Giacomo Ferrara, finisce dentro per una rapina fatta con un gruppo di amici, e deve capire se continuare sulla strada del crimine o mettere la testa a posto per un futuro migliore.

Luca Argentero in una scena de Il Permesso – 48 ore Fuori

Il Permesso – 48 ore Fuori è un film drammatico costruito su quattro linee narrative che definiscono i diversi personaggi, con un passato comune ma un destino diverso che loro stessi devono scrivere. Dal momento in cui si apre quel cancello è chiaro che la libertà è un bene prezioso, pericolosamente in bilico tra scelte giuste e scelte sbagliate. La sceneggiatura lineare descrive in fondo quattro storie d’amore, dalla semplice attrazione di coppia al legame genitoriale con i suoi alti e bassi, messe alla prova dall’esistenza difficile presentata già da film come Romanzo Criminale e Suburra, nati dalla penna dello stesso autore di questo film.

Il ritmo è dinamico anche se riflette più sull’emotività dei personaggi rispetto alle scene di azione come sparatorie o inseguimenti. La resa dei conti è più intima, giocata sugli sguardi e il malessere non detto, che scava fino ad ottenere dei cambiamenti, nel bene o nel male.

Claudio Amendola ne Il Permesso – 48 Ore Fuori

In particolare Donato, il personaggio di Argentero, è molto fisico e di poche parole. La sua rabbia è implosa e si percepisce il suo rancore verso le persone che lo circondano, ma soprattutto verso la vita che è stata spesso spietata con lui. Amendola è riuscito a staccarsi dal cinema di genere italiano che sta prendendo piede negli ultimi anni, mantenendo una formula di base collaudata, ma interpretata con una chiave personale che funziona.

L’idea di giustizia è messa in discussione mentre i fantasmi del passato sfidano i quattro detenuti, sulle note di una colonna sonora moderna e graffiante. Alcuni momenti sembrano omaggiare il western di una volta, che lo stesso Amendola in conferenza stampa ha elogiato sperando in un ritorno. Il Permesso – 48 ore Fuori è un film di genere, realistico e forse già visto, ma con una sua dignità che merita attenzione.

Qui la nostra Video Intervista a Claudio Amendola e Luca Argentero.