Il Processo di Kafka, la recensione

 

Andrea Battistini, tornato dopo vent’anni alla regia di uno spettacolo in Italia, propone una rilettura tridimensionale del testo kafkiano, che gli conferisce un’incisività a metà strada tra il teatro e il cinema.

Joseph K. (Giovanni Costantino) viene accusato e arrestato per una colpa che non conoscerà mai. Comincia con tre loschi figuri, sedicenti agenti di polizia, il suo assurdo percorso nei meccanismi della giustizia e della giurisprudenza. Il rapporto con l’autorità, impersonata da Totò Onnis e Flavio Bonacci, è vissuto da Kappa come un’esperienza shockante, in cui al maggior grado corrisponde una più infima personalità, dall’ispettore, al giudice. Il femmineo kafkiano, interpretato in tutte le sue espressioni da Raffaella Azim, costituisce un altro elemento di incertezza e instabilità, che si inserisce futilmente nella disgrazia di Kappa. La scenografia e il disegno luci, rispettivamente opera di Carmelo Giammello e Carlo Pediani,colpiscono molto, in quanto realizzano nelle tre dimensioni, l’animo atterrito di Kappa preso dall’angoscia, dalla paura e dall’oppressione. La struttura scenografica, grazie al cambiamento delle luci, diventa facilmente pensione, atrio dello studio dell’avvocato, carcere e tribunale, quasi come fosse una eterna sala d’aspetto in cui Kappa aspetta con angoscia e a tratti rassegnazione di conoscere quale sarà la sua sorte. Un’atmosfera di beckettiana memoria con l’aggiunta di una angoscia concreta per una attesa dall’epilogo negativo: Kappa muore in prigione, ucciso “come un cane” da un sicario. Il suono costante e fastidioso simile a quello di un ingranaggio, ricorda la terribile condizione dell’uomo alle prese con una burocrazia impenetrabile, di cui si è solo una parte insignificante.

Le repliche de Il Processo andranno avanti fino a domenica 15 Gennaio al Teatro Vascello. Per prenotazioni e maggiori informazioni, contattate il teatro all’indirizzo di posta elettronica promozione@teatrovascello.it.