Joe Dante e Lamberto Bava ricordano l’importanza di Mario Bava nel cinema horror

Abbiamo incontrato in occasione della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma due delle personalità più interessanti del cinema dell’orrore: Joe Dante e Lamberto Bava. Approdati al Festival per presentare una proiezione speciale di Operazione Paura i due registi hanno parlato del cinema di Mario Bava, vero e proprio precursore del cinema di genere e padre di alcune delle pellicole più rappresentative dell’horror mondiale come La maschera del demonio, La ragazza che sapeva troppo e I tre volti della paura. Potete trovare qui sotto le dichiarazioni del padre dei Gremlins Joe Dante e del regista di Demoni Lamberto Bava:

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Come venivano visti in America questi film horror italiani?

Joe Dante: In America questi film non venivano diffusi come italiani e molti avevano l’impressione fossero inglesi. All’epoca i film della Hammer erano basati sulle opere di Edgar Allan Poe e l’impressione generale era che gli americani non volessero vedere film di altri paesi. Ma il successo di I tre volti della paura cambiò tutto creando una connessione tra Mario Bava e gli studios americani che iniziarono a finanziargli le opere. Mentre per il film La ragazza che sapeva troppo Mario decise di realizzare due versioni differenti, una italiana e una inglese. La versione inglese purtroppo andò persa lasciando quella italiana che è ottima ma non altrettanto divertente.

Chi era Mario Bava?

Lamberto Bava: E’ sempre emozionante parlare di mio padre. Quando ero piccolo il cinema era la forma di spettacolo più vista in tutto il mondo; i film in Italia non erano solo prodotti di intrattenimento ma una possibilità di sviluppo industriale. Quando si è cominciato ad andare oltre i film artistici e le commedie e a vedere anche il mercato estero come possibilità di vendere e guadagnare con film realizzati anche a costi contenuti come quelli horror le cose sono cambiate. Mio padre era un grande lettore, leggeva di tutto, anche i fumetti che all’epoca venivano visti come qualcosa di perverso. Quando iniziò a raccogliere idee per realizzare i suoi film utilizzò tutto il suo incredibile bagaglio di conoscenze della letteratura europea e mondiale.

Avete entrambi lavorato con una delle attrici più celebri del cinema horror: Barbara Steele. Che ricordo avete di lei?

Joe Dante: Barbara ha lavorato nel mio secondo film, Piranha. Interpretava la scienziata della storia, un ruolo originariamente scritto per un uomo. Ultimamente ho girato un cameo nel suo ultimo film The Butterfly Room, è una attrice che stimo molto.

Lamberto Bava: Mio padre andò a Londra per fare un casting e scelse subito questa grande attrice. Una attrice che ho avuto la possibilità di conoscere meglio negli anni, come quando la incontrai negli Stati Uniti durante una convention in onore di mio padre. Lei non è mai stata una grande amante del cinema horror. E’ ancora una donna molto bella, intelligentissima, amante del nostro paese come pochi e una grande esperta di cinema.

Che rapporto aveva Mario Bava con Federico Fellini? E come veniva considerato dagli altri autori dell’epoca?

Lamberto Bava: Mio padre era molto amico di Federico Fellini, si conoscevano addirittura da prima della guerra mondiale. Il loro rapporto era un continuo scherzo e gioco, erano due persone molto vicine. Nel cinema d’autore Mario Bava era riconosciuto come un grande tecnico ed esperto di effetti speciali. Ad esempio durante le riprese del mio primo film come aiuto regista, Terrore nello spazio, tutti i maggiori esponenti del cinema tra cui anche De Sica, venivano a visitare il set di mio padre perché incuriositi dalla sua abilità nel creare incredibili scene con pochissimi mezzi. Fu proprio allora che capii l’importanza della sua figura.

Quale è l’importanza di Mario Bava nel cinema horror italiano?

Joe Dante: Non ci sarebbe Dario Argento senza Mario Bava. Molti film in America venivano pubblicati direttamente in tv e non avevamo la possibilità di conoscere i registi di quelle opere se non molti anni dopo. Bava fu sicuramente un regista cruciale anche per me. Purtroppo adesso è difficile trovare molti di quei fantastici film. Quando io e Tarantino abbiamo fatto una retrospettiva a Venezia sul cinema B ci è stato detto che le strutture di restauro in Italia sono un po’ indietro nel tempo e molte di queste opere non sono state conservate. Per questo abbiamo realizzato la retrospettiva per permettere a tutti i giovani di vedere questi film. Sono capisaldi del cinema italiano e hanno influenzato registi come Tarantino, Scorsese e molti altri.

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Perché il cinema horror è così popolare?

Joe Dante: L’horror è un genere famoso in tutto il mondo. Molti iniziano con gli horror perché non richiedono molte spese e se mostri un po’ di sangue va già bene. Ormai è irrilevante la qualità dei film, i produttori cercano di fare soldi. Artisti come Bava però avevano il dono di elevare il genere. Lo stile e la classe di un film sono aspetti di un’opera che non hanno costi ma che sono sempre fondamentali. Adesso è sicuramente più facile realizzare un film rispetto a prima, c’è una sottocultura che cresce, ma il problema resta sempre la distribuzione. A volte non è sufficiente realizzare un buon film.

Lamberto Bava: Oggi il cinema non è più lo spettacolo di cinquanta anni fa. Andando a convention negli Stati Uniti e in Germania ho potuto constatare che tantissimi fan vanno a chiedere autografi agli autori dei videogiochi, non agli autori del cinema.

Per quale motivo i tempi sono così lunghi tra i suoi film? E quando vedremo in Italia Burying the Ex?

Joe Dante: I tempi sono lunghi per vari motivi. Ci vuole tanto tempo per mettere su un progetto, ormai l’epoca d’oro è finita. Tutti ci muoviamo per trovare soldi per girare un film, questo vale per molti registi di oggi. Per quanto riguarda Burying the Ex non so quando uscirà in Italia, dipende da chi lo comprerà. La società di produzione sta già facendo alcuni accordi, bisogna trovare un distributore.

Quale è la vostra sequenza preferita dei film di Mario Bava?

Lamberto Bava: Una volta Joe Dante disse una cosa molto intelligente in una intervista: per giudicare un regista non è sufficiente vedere solo un suo film. Ma se devo restringere il campo a solo una sequenza sicuramente quella della goccia di acqua de I tre volti della paura è incredibile; soprattutto la parte della donna morta durante la seduta spiritica e della infermiera che va a vestirla.

Joe Dante: Sono d’accordo con Lamberto, quella sequenza è la sintesi più perfetta del cinema di Bava ed è meravigliosa da guardare. Un’altra scena che amo molto è quella in cui il protagonista sembra cacciare qualcosa ma capisce solo alla fine che sta cacciando se stesso. E’ una sequenza che ancora oggi mi regala sempre un brivido.