King Arthur, quando l’estetica vince sul film

Si apre con un lungo silenzio King Arthur, la trasposizione pop di Guy Ritchie dell’omonima leggenda della Gran Bretagna.

Interpretato da Charlie Hunnam, Jude Law, Annabelle Wallis, Djimon Hounsou ed Eric Bana, King Arthur racconta la storia di Arthur (Charlie Hunnam) che, cresciuto nei vicoli di Londonium e inconsapevole del suo lignaggio, compie la mitologica impresa di estrarre la spada dalla roccia.

Prima di guidare il regno come legittimo proprietario di Excalibur, Arthur deve affrontare il tiranno Vortigern (Jude Law) che domina un potere che sfocia nella magia nera. Riuscirà Arthur a esaudire le leggende del passato? E soprattutto scoprirà come controllare la mitica Excalibur?

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Charlie Hunnam è un moderno King Arthur nell’omonimo film di Guy Ritchie

Un moderno Re Artù

Dopo il fiacco Clive Owen, Charlie Hunnam incarna il mitologico King Arthur di Guy Ritchie. Un trionfo di estetica che trova nell’affascinante protagonista, noto al pubblico mondiale per il cult Pacific Rim e per la serie tv Sons of Anarchy, il suo maggiore punto di forza.

Rude e sbruffone, Arthur dona nuova linfa a un personaggio solitamente meno sfrontato e iper-moderno. Una caratterizzazione in linea con il senso dell’opera che, nonostante l’ambientazione d’epoca, strizza l’occhio alla contemporaneità attraverso gli straordinari costumi firmati da Annie Symons.

Meno carismatico dello Sherlock Holmes di Robert Downey Jr. ma più efficace dei precedenti Re Artù cinematografici, Hunnam buca lo schermo con grandi sequenze di azione e un’ironia affine al respiro del film. Delude le aspettative Jude Law che, nei panni del tiranno Vortigern, non cristallizza il malvagio stregone ipotizzato in fase di script. Una fragilità che si ripercuote su un’opera che non presenta un villain all’altezza di King Arthur.

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Jude Law è il diabolico tiranno Vortigern in King Arthur

Un trionfo di estetica pop

Il montaggio frenetico, l’ironia sui generis e l’estetica pop rendono unico e riconoscibile lo stile di Guy Ritchie, asceso tra i re del box office mondiale con gli Sherlock Holmes interpretati da Robert Downey Jr. Formula che vince non si cambia! Dopo i romanzi classici di Arthur Conan Doyle, Ritchie modernizza le leggende popolari di Re Artù con una pellicola che, almeno su carta, ha l’ambizione di aprire un ciclo di film dedicati all’omonimo personaggio.

La missione risulta riuscita a metà! Fatta eccezione per lo straordinario prologo giocato tra silenzi e scintillii di spade e l’estetica pop riciclata da 300 di Zack Snyder, resta poco della stordente trasposizione di Re Artù di Guy Ritchie. Un trionfo di slow motion che, tra serpenti giganti, serene diaboliche e maledizioni letali, scorre faticosamente a causa di una regia troppo caotica per un kolossal di centotrenta minuti.

Lontano da qualsiasi logica cinematografica, King Arthur è un videoclip dominato da un estetismo che, tra sequenze che sfidano la gravità e un’ironia poco a fuoco, consacra la sua principale forza e debolezza. Una delle rare volte in cui la libertà autoriale pecca di quella coerenza indispensabile per separare il grande cinema dall’entertainment visivo.

King Arthur verrà distribuito dalla Warner Bros nei cinema italiani il 10 maggio 2017.

King Arthur – Trailer