Chi ha mai pensato di chiedere a Babbo Natale, una famiglia perfetta da trovare sotto l’albero? Una soluzione potrebbe essere ingaggiare una compagnia di attori per mettere in scena il natale ideale. È quello che decide di fare Leone (Sergio Castellitto) ricco, solitario e misterioso uomo, nella nuova commedia dolce-amara che il prolifico Paolo Genovese (quattro successi in soli due anni) ha confezionato come strenna natalizia. In un casale di Todi, in campagna, Leone riunisce i suoi “familiari” al completo, nonna ( Ilaria Occhini), moglie ( Claudia Gerini), figli adolescenti (Eugenia Costantini e Eugenio Franceschini), due ragazzini ( perché uno non basta, i dettagli sono importanti) e persino fratello e cognata ( Marco Giallini e Carolina Crescentini). Una incredibile squadra di attori, nella finzione del film e nella realtà, tutti estremamente in parte. Il divertente gioco delle parti, ben orchestrato, mette in moto una serie di situazioni divertenti, e danno spazio all’ autore per fare un sincero elogio al lavoro dell’attore.

Paolo Genovese, con questa commedia, più che con le precedenti, costruisce un intreccio di situazioni, e di temi complesso, in cui si dimostra capace di passare dal tono leggero al drammatico con garbo. Ma il castello di carta che mette in piedi si sostiene più sugli attori e sulle scene che non sulla storia. Il soggetto da cui parte, l’intuizione di costruire una messa in scena sul Natale che di fatto é una Rappresentazione, é di fatto brillante e quasi geniale. Ma perché Leone lo fa? Quale motivazione si nasconde dietro la sua solitudine. Senza svelare nulla allo spettatore, la storia che poggia il proprio peso su questo interrogativo, vacilla sul finale. Ne emerge una claudicante riflessione sull’idea di famiglia, che trova un unico sostegno, il gioco delle coppie tra i personaggi di Giallini e della Gerini. Ma la complessità dell’intreccio chiede di più.

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