Lo Chiamavano Jeeg Robot, il supereroe di Tor Bella Monaca

Dopo un bagno nel Tevere o prendi l’epatite o diventi un supereroe. La decima edizione della Festa del Cinema di Roma è stata travolta dall’originalità e freschezza del film Lo Chiamavano Jeeg Robot, opera prima di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria, Luca Marinelli ed Ilenia PastorelliEnzo Ceccotti, un criminale fallito e sfortunato di Tor Bella Monaca entra in contatto con una sostanza radioattiva a causa di un bagno accidentale nelle acque del Tevere. Il giorno dopo scopre di avere dei superpoteri. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono speciale come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Ma tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio.

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Nessuno avrebbe mai sperato di vedere una produzione italiana avvicinarsi ad un genere così internazionale adatto ad un mercato ampio e moderno, ma Lo Chiamavano Jeeg Robot, che sarà prossimamente distribuito al cinema grazie alla Lucky Red, ha dimostrato che la realtà può superare la fantasia. Mainetti è riuscito a portare sul grande schermo una storia divertente e ben costruita, dalla sceneggiatura lineare all’interpretazione carismatica del cast che dona il giusto spessore a dei personaggi intriganti e ricchi di interessanti sfumature. Santamaria nel ruolo di un bizzarro ma verosimile supereroe di Tor Bella Monaca costituisce l’intensa controparte di Luca Marinelli, perfetto nei panni del villain principale, un criminale della periferia romana che ha sete di fama, potere e successo. La storia procede con una ricca dose di azione, effetti speciali e scontri corpo a corpo conditi da una carica di ironia che rende il film una commedia action pienamente fruibile e riuscita. Mainetti riesce a proporre un Avengers romanesco sullo sfondo di una Roma apocalittica e metallica in cui si muovono equilibri tra bene e male e la minaccia è sempre dietro l’angolo.

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Lo stile fumettistico e moderno della regia e della fotografia rende il film esteticamente accattivante e il ritmo è in continua evoluzione e costante dinamismo narrativo. Non si può resistere al confronto finale tra eroe e villain degno del più celebre cinema americano del genere. Un esperimento riuscito di Mainetti che poteva facilmente scadere nel ridicolo, invece mantiene una sua dignità e disegna le basi per una nuova identità del cinema italiano. Da non perdere!