Dopo l’innovativo e sensazionale “District 9” dell’esordiente Neill Blomkamp, Hollywood pare aver trovato una nuova miniera d’oro: l’alien movie a basso budget. Presentato in numerosi festival internazionali e apprezzato da pubblico e critica, “Monsters”, opera prima di Gareth Edwards, si inserisce perfettamente in questo prolifico filone. Ambientato ai giorni nostri, il film narra la storia di un’umanità totalmente soggiogata da un’invasione aliena, concentrando l’attenzione sui due protagonisti principali del film, Andrew (Scoot McNairy) e Samantha (Whitney Able) e sul loro disperato tentativo di tornare in America attraverso quella che è definita da tutti la zona infetta. I due protagonisti, nella loro lotta per la salvezza, impareranno a conoscersi, a confidarsi e ad amarsi, in un mondo ormai completamente soggiogato da queste misteriose ed enormi creature aliene.

Il problema fondamentale di “Monsters” è che a dispetto del titolo e del tema apocalittico che affronta, narra di tutt’altro. Non si intuisce bene quale sia il messaggio del regista Gareth Edwards nei confronti del pubblico. La genialità risiede nel fatto che in un film che parla di mostri lo spettatore trova una storia d’amore e un viaggio alla ricerca di se stessi? Probabilmente no. Se “District 9”, pur avendo un budget ridotto, riuscì a infrangere le regole portando un approccio totalmente nuovo all’alien movie a basso budget, questo “Monsters” fallisce quasi del tutto nell’impresa. Supportato da un intro stimolante (a cui occorre fare attenzione), il film prosegue poi con una normalità, una lentezza e una banalità decisamente fuori luogo per questo genere di film, portando lo spettatore a dimenticare quasi del tutto l’invasione aliena. Se si escludono un paio di scene di “azione” e il finale enfatico, il film sarebbe potuto essere benissimo una storia d’amore, un viaggio tra due persone completamente diverse che iniziano a conoscersi. Ovviamente il regista è stato abile a sfruttare il misero mezzo milione di dollari messo a sua disposizione, riuscendo a dare una certa coerenza e logica ad un film che mischia introspezione, alieni e forse anche un pizzico di critica politica. Ma si percepisce che qualcosa non va. Partendo dai due protagonisti, Andrew e Samantha non riescono a catturare lo spettatore, i due attori che li interpretano non riescono a trasmettere neanche un po’ l’intimità di una vera coppia, pur essendo stati scelti da Edwards proprio sulla base del legame che li univa anche nella vita reale. Gli alieni sono giganteschi, a forma di polipo e fanno tutto meno che paura, scelta probabilmente voluta dal regista.

Il rischio fondamentale che si ha vedendo “Monsters” è di confondere la citazione, la genialità e l’originalità con la furbizia. Edwards mette tantissimi spunti nel film e allo stesso tempo non mette assolutamente niente, lasciando ai singoli spettatori in quanto esseri umani la prospettiva del film in cui possono più facilmente identificarsi. “Monsters” non è un film pessimo, è sicuramente un’opera coraggiosa e confezionata bene, con una certa coerenza logica e con qualche sequenza ben riuscita. Il difetto fondamentale di “Monsters” è però di tradire se stesso, di promettere qualcosa allo spettatore dandogli invece tutt’altro, di chiamarsi “Mostri” e di parlare invece di esseri umani, di spacciarsi come alien movie essendo più che altro un road movie, di classificarsi nel filone horror quando di paura e tensione non c’è proprio nulla. Forse questi sopra elencati sono proprio i pregi del film, senza i quali “Monsters” sarebbe stato l’ennesimo blockbuster a sfondo apocalittico. Nessuno può dirlo con certezza. Le prospettive di analisi di “Monsters” sono pressoché infinite con un’unica assoluta verità: la grande furbizia del regista che di sicuro non è bravura.