Napoleone entra a New York nella mostra di Koppelman al Museo Napoleonico

 

Napoleone in America non ci è mai arrivato. Lo fermarono prima che potesse imbarcarsi per l’America, dopo l’incredibile sconfitta nella battaglia di Waterloo, il 18 giugno del 1815. Fatto prigioniero dagli inglesi, l’ex imperatore francese fu costretto a trascorrere gli ultimi anni della sua vita sull’isola di Sant’Elena, dove morì nel 1821. Il grande sogno a stelle e strisce non abbandonò mai Bonaparte che, anche quando arrivò a Sant’Elena, continuò a rimpiangere di non aver raggiunto il Nuovo Continente, tanto che confessò a Las Cases: “L’America era il nostro vero asilo sotto tutti gli aspetti. È un continente immenso, libero in una maniera veramente singolare”.  A realizzare il sogno del condottiero dei francesi, ci ha pensato un grande artista americano, Chaim Koppelman, che sin dall’età di nove anni, quando osservò per la prima volta Napoleone e ne disegnò il profilo sul suo manuale di geografia, dichiarò la sua passione nei confronti di questo grande personaggio storico, tanto che l’artista realizzò, dal 1957 al 2007, una serie di circa cento opere, dai dipinti ai disegni, alle incisioni.

Il Museo Napoleonico di Roma onora  il poliedrico artista con la mostra Napoleone entra a New York. Chaim Koppelman e l’Imperatore. Opere 1957-2007, dal 14 ottobre all’8 gennaio, presentata alla stampa il 13 ottobre alla presenza della moglie di Chaim, Dorothy Koppelman. “Nelle sue opere Chaim ha raffigurato Napoleone che, a cavallo di un animale che procede a passo lento, entra nella città di New York. E ancora: Napoleone a cavallo a Brighton Beach, accolto festosamente dalla folla, Napoleone in un’automobile Ford, e addirittura tre Napoleoni che cavalcano con disinvoltura degli alligatori! E l’imperatore ha stati d’animo diversi: stanco, talvolta imperioso. Spesso è una presenza amichevole e critica.” ha scritto Dorothy Koppelman nell’introduzione del catalogo della mostra. Ciò che Koppelman ha saputo vedere in Napoleone è la dicotomia tra essere e apparire: indagine che parte dalle riflessioni filosofiche di Eli Siegel, fondatore della corrente del Realismo Estetico, a cui aderì anche l’artista.

All’interno dell’esposizione, grande rilievo è rivestito dal video Chaim Koppelman parla della sua Arte, in cui è registrato il suo intervento alla conferenza tenutasi nella School of Visual Arts di New York il 21 gennaio 2005, durante la quale disse: “Due opposti presenti in tutto il mio lavoro sono l’orgoglio e la modestia, ossia ciò che è imperiale e ciò che è democratico. Chi ho utilizzato per esprimere questo concetto? Napoleone Bonaparte in persona! Questo è un mio soggetto da settant’anni ormai, un soggetto che continuo ad indagare”. La mano di Koppelman si muove realizzando incisioni che perpetuano Napoleone, non come il glorioso comandante ritratto dal pittore francese Jacques Louis David, ma come un uomo comune, figura attuale e ironica che, in un certo senso, fa parte di ognuno di noi. Dissacrante e scanzonato è il modo di vedere dell’artista. In Napoleoni su Alligatori del 1963, una delle opere preferite dallo stesso Chaim, le “alte” personalità dei personaggi cavalcano gli alligatori, esseri “bassi” e primitivi. Gli opposti convivono nelle opere di Koppelman. Come in ognuno di noi.