Non prendete quel metrò, quella volta che Marlon Brando rischiò di diventare il “mostro”

Agli inizi degli anni ’70 un giovane regista di Chicago, specializzato in pubblicità, riuscì a prendere il controllo creativo di un film horror completamente finanziato dal Regno Unito. Quel film era Death Line (da noi Non prendete quel metrò) del 1972 e quel ragazzo si chiamava Gary Sherman. Da lì a poco quel piccolo progetto sarebbe diventato uno dei più influenti film di genere della sua decade. E non è un caso che oggi venga considerato come il precursore di capolavori quali Non aprite quella porta di Tobe Hooper e del Frightmare di Pete Walker

Insieme al grande Donald Pleasence, nei panni di un ispettore di polizia indaffarato a risolvere il mistero alla base della storia, e al leggendario Christopher Lee, protagonista di un piccolo cameo, in Death Line spicca la presenza di Hugh Armstrong nelle raccapriccianti vesti di un cannibale. Pochi però sanno che per un pelo quel ruolo non venne affidato ad un vero e proprio gigante del cinema, Marlon Brando

Hugh Armstrong in Non prendete quel metrò

In una intervista lo stesso Sherman ha dichiarato come a quel tempo fosse in contatto con Jay Cantor, agente di Brando, a cui fece leggere lo script del suo progetto. L’attore era impegnato a Parigi sul set di “un folle film con Bertolucci”, e lo stesso agente era curioso di conoscere la sua risposta. “Marlon adora truccarsi per i ruoli e indossare il make-up”, sosteneva Cantor, “e proprio la sua idea di riempirsi la bocca di Kleenex convinse la Paramount a scritturarlo per Il Padrino di Coppola”. 

Brando accettò la proposta nello stupore di tutti. Purtroppo, però, all’ultimo minuto il figlio dell’attore, Christian, si ammalò di polmonite, e l’attore fu costretto a prendere il primo volo per Los Angeles. “Alla fine”, sostiene Sherman, “probabilmente non avremmo comunque inserito il nome di Brando nei titoli di coda, così da lasciare il dubbio sulla reale identità dell’attore”.