Sguardi di Luce, nuova illustrazione de Il Piccolo Buddha

Tratto dall’omonimo romanzo di Gordon MogillIl Piccolo Buddha è il film di Bernardo Bertolucci che risale al 1993, conKeanu Reeves, Bridget Fonda e Ying Roucheng. Il regista italiano sceglie un cast internazionale per portare sul grande schermo la storia emozionante, mistica e fiabesca del piccolo Jesse, un bambino di Seattle che, insieme ad altri due bambini orientali viene scelto come la possibile reincarnazione del Lama Dorje, Maestro del Lama Norbu nel Buthan, regione del Tibet a sud dell’Himalaya. Per scelta di quest’ultimo, i tre vengono invitati  presso l’antico monastero per avvicinarsi al buddismo, attraverso l’affascinante storia del principe Siddharta Gautama, detto l’Illuminato.

Corrono parallele la favola moderna di Jesse e la favola antica di Siddharta, creando un film prezioso in cui danzano insieme la grazia, la luce e un forte senso trascendentale, che permettono anche ai più piccoli di comprendere le basi di una religione così profonda e affascinante, nata in India nel VI sec. a.C.. Bertolucci con Il Piccolo Buddha ha realizzato, praticamente, il suo primo e unico film di bambini, sui bambini e per i bambini. E proprio da questi parte l’ illustrazione diGiovanni Manna e Laura Manaresi, che ritrae i tre eletti mentre ascoltano beatamente l’antica storia di Siddartha ai piedi di un albero secolare nella foresta tibetana. Appartenenti a tre diverse etnie, i bambini vedono scorrere la storia davanti ai loro occhi, immaginando il Principe Illuminato lì sotto lo stesso albero, mentre vive la grande calma che precede il distacco dalle emozioni. A stretto contatto con la natura che li circonda, i bambini si allontanano dalla loro quotidianità e riescono a sentire, vedere e comprendere l’origine delle cose e l’inevitabile connessione tra tutti gli esseri viventi della Terra. Incredibile come il bianco e nero di questa illustrazione smuova le corde emotive dello spettatore, senza l’utilizzo di quelle tinte forti e luminose che invece contraddistinguono il film. Il nero esalta l’illuminazione con un tratto elegante e morbido che Manna padroneggia con maestria e talento, finendo con un piano strettissimo sullo sguardo incisivo e compassionevole di Siddartha che infonde serenità.

Nulla al di fuori delle parole di Laura Manaresi a conclusione dell’opera, racchiude meglio il senso profondo dell’opera. Il tempo si ferma per un istante e gli occhi di Siddartha ci guardano, cullandoci in un senso di pace e leggerezza, in cui anche il dolore è trasfigurato.

Per saperne di più visita https://www.newscinema.it/fuoriscena

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