Simone Cristicchi ed il Coro dei Minatori di Santa Fiora al Valle Occupato

 
 

“Soltanto la musica popolare è in grado di creare qualcosa di magico, che trasporta nel passato, che rende manifesto e nitido il legame profondo con un patrimonio culturale che è dentro di noi,  nascosto nella miniera dell’anima.”

Simone Cristicchi

 
Nell’ affascinante spettacolo di teatro-canzone “Santa Fiora Social Club”, insieme a Simone Cristicchi, gli instancabili e irresistibili 14 elementi del Coro dei Minatori di Santa Fiora, formazione di musica popolare toscana che nata negli anni ’70 , propongono, alle 21.00 di domani, domenica 20 novembre, il repertorio di canti tradizionali tramandati proprio dai minatori santafioresi, che erano soliti interpretarle nelle occasioni di festa e di lotta, nelle osterie o nelle piazze del paese: lì dove il canto diventa gioia, dissenso e condivisione. Contrariamente alle tristi condizioni di lavoro di cui si racconta nello spettacolo, i canti di questo repertorio sono allegri e goliardici, come i giorni di festa in cui venivano eseguiti: cantare in osteria, accompagnati da una fisarmonica e da un bicchiere di vino, aiutava infatti ad esorcizzare la paura di morire improvvisamente, per uno scoppio di grisù dentro a una galleria.

All’originale proposta musicale di “Santa Fiora Social Club”, si alternano i monologhi recitati da Cristicchi, scritti dopo un’attenta e scrupolosa documentazione sulla vita in miniera e nel paese; un lavoro sulla memoria che si traduce in istantanee di grande impatto emotivo, in cui si racconta l’epopea dei minatori costretti a dare la vita per un pezzo di pane pur di mantenere la famiglia, di quelli che furono costretti ad emigrare in Belgio o in America: un doveroso e sentito omaggio ai minatori, e a tutti quelli che con il loro lavoro contribuirono alla ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra. Da allora, le morti sul posto di lavoro in Italia non sono certo diminuite, e questo spettacolo è anche metafora e occasione per riflettere sulla tematica della precarietà e delle “morti bianche”, purtroppo di stretta attualità.