Soldato Semplice, la recensione dell’opera prima di Paolo Cevoli

Soldato semplice segna l’esordio come regista di lungometraggi, ma anche come sceneggiatore e produttore di Paolo Cevoli, noto al pubblico televisivo come comico di Zelig (l’improbabile assessore romagnolo). In sala dal 2 aprile.

TRAMA SOLDATO SEMPLICE

Cosa ci fa un “patacca” al fronte”? E, per di più, tra le montagne? Siamo nel 1917. Gino Montanari è un maestro elementare, ma a causa dei suoi comportamenti libertini ed antinterventisti, è costretto dal preside della sua scuola ad arruolarsi volontario nella Grande Guerra. Gino, nato e cresciuto sulla Riviera Romagnola, si ritrova in un piccolo avamposto in Valtellina, in qualità di “addetto eliografista”, dove deve convivere con un variegato gruppo di alpini, provenienti da tutte le parti d’Italia. Tra dialetti diversi, piccole manie, frequenti baruffe e un nemico sempre in agguato (il cecchino “fischione”), le giornate in trincea tra i monti si riveleranno ricche di colpi di scena, di ostacoli e di momenti esilaranti. Le difficoltà della vita militare, per di più tra le montagne, le differenze tra i vari tipi italici e un incontenibile “patacca” che proprio non riesce a tenere la bocca chiusa, daranno vita a situazioni irriverenti, ma anche di grande umanità.

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RECENSIONE

Alla domanda su cosa lo abbia spinto a cimentarsi con la regia, Cevoli risponde senza peli sulla lingua: “Fino a due anni fa mai avrei pensato di fare un film e mi ricordo che alle persone che mi chiedevano perchè non farlo rispondevo “perché non son scemo”. E invece son scemo e alla fine l’ho fatto. Tra l’altro non so nulla di cinema, vado a vedere film non più di tre volte l’anno. Sarà un’avventura“. Un debutto poco funzionante che oscilla tra un’ironia, a volte forzata ed una drammaticità che fatica a collocarsi. Migliori le inquadrature che danno uno spaccato di un’Italia meravigliosasi passa da Capri all’Alta Valtellina, a ben 2500 metri di altezza. Si respira aria di libertàquella a cui sono stati privati i soldatiLo stesso Gino? La sensazione di voler evadere da una realtà che sta troppo stretta è chiara. “Sapete che vi dicoIo sì, mi arrenderei agli austriaci” sarà lo sfogo del soldato “volontario”.  

Un punto di partenza autentico -aggiunge l’attore romagnolo- dal quale sono partito per ricostruire le vicende di quel terribile evento bellico e insieme per riflettere sul momento che viviamo ora“. Come la famosa “caramella” amara che tutti si ritrovano a sputare, ma che si prova sempre ad assaporarla. Un invito a non perdere la speranza, ad “innalzare i cuori” verso un qualcosa di migliore. “Sursum corda”. Una storia di cammino verso l’alto, è come guardare un mosaico da lontanosi riesce a vedere l’insieme e i tasselli non sembrano più imperfetti e rovinati come quando li osservi da vicino. Vedere le cose con un po’ di distacco aiuta ad avere un quadro d’insieme. Sarà il caso della scena finale in cui ritroviamo il soldato Montanari ormai ciecoLa commedia comunque non vince la scommessapuntare sulla semplicità, la comicità, l’imprevedibilità, per poi continuare con il fresco candore dell’unica attrice femminile Paola Lavini, all’immensa piacevolezza degli ambienti non permetterà, ad ogni modo, di investire interesse su nessun punto. Da Zelig alla Grande Guerra il passo è lungo e Cevoli ha il gusto un po’ retrò.