La Solita Commedia – Inferno, la recensione della commedia con i Soliti Idioti

2015: l’Inferno è nel caos. Con La solita commedia- Inferno, la famigerata coppia comica Fabrizio Biggio/Francesco Mandelli torna in scena: è la loro terza incursione sul grande schermo dopo il successo dei due lungometraggi ispirati al format tv I soliti idioti che hanno incassato complessivamente oltre 19 milioni di euro. Il film vede nel cast, oltre alla coppia di comici, anche Tea Falco, Marco Foschi, Paolo Pierobon e Gianmarco Tognazzi. Warner Bros Pictures lo distribuirà dal 19 Marzo al cinema.

TRAMA

Una schiera di nuovi peccatori arriva ogni giorno ad affollare gli uffici di Minosse, addetto allo smistamento dei dannati nei vari reparti. Ma l’Inferno è una struttura vecchia, antiquata che pullula di nuove figure (hacker informatici, pornomani, indisciplinati del traffico, tecno-incontinenti, così come molti altri) che, non trovando una giusta collocazione, finiscono per dilagare tra i gironi mettendo a rischio l’ordine e la sopravvivenza del luogo. Lucifero è dunque costretto a recarsi ai piani alti, dove viene ricevuto direttamente da Dio che cerca una soluzione riunendo un think tank di santi e apostoli del Paradiso. Ne esce fuori un’idea brillante: una catalogazione dei nuovi peccati sulla Terra. E a chi affidare quest’incarico se non a Dante AlighieriIl poeta verrà così catapultato nuovamente sulla superficie terrestre e, dopo un momento di iniziale smarrimento, trova finalmente la sua guida: Demetrio Virgilio, un trentenne precario che si appresta ad affrontare un’altra giornata infernale.

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RECENSIONE

In passato siamo stati bollati come volgari, adesso ci etichetteranno come blasfemi, anche se questo film non lo è per nulla. L’idea è quella di realizzare un film che faccia ridere umanizzando la Chiesa e la religione, rendendole più smart. Tante cose stanno già andando in questa direzione nella realtà. Francesco Mandelli dà un ottimo quadro di quello che si prospetta un mix di comicità, ma con spunti di riflessione, una piacevole commedia all’insegna del ripasso di vecchi classici della cultura italiana con un inserimento di terzine in fiorentino trecentesco. Un’umanità in deriva: tutti di corsa, con una comunicazione che va a scemare lasciando il primato a nuove piattaforme, come gli smartphone che inducono a chiuderci nella nostra dimensione. Qual era il movente di tanto luridume?

Oggi sembra che i ruoli si siano invertiti: siamo nell’epoca in cui i vecchi fanno festini con le minorenni e i giovani devono fare sacrifici per tirare avanti. Ci piace raccontare questi paradossi”. Rispetto ai due film de I soliti idioti, qui c’è una maggiore compattezza e coerenza narrativa, cosa che ci fa ben sperare per il futuro. Detto ciò, per apprezzare in pieno La solita commedia – Inferno bisogna essere degli estimatori del duo e abbracciarli in toto: nell’umorismo chiassoso e nella scorrettezza, nelle iperboli e in una irriverenza religiosa che ci fa fatto pensare al memorabile film di Renzo Arbore, Il Pap’occhio. Inoltre, non poteva mancare un accenno di satira politica, con il riferimento ad un ideale Ministero della bruttezza che ha come obiettivo quello di abbassare gli standard ed involgarire ogni aspetto della società in nome del dio denaro. Una volta c’era Guzzanti che la faceva in modo geniale ma i tempi erano diversi: oggi i politici ci annoiano”. Piuttosto,vorrebbero riportare al cinema le grandi  produzioni della comicità degli anni ’60 e ’70, con un film corale che raccolga i migliori talenti del momento: da Maccio Capatonda a Checco Zalone, da Ficarra e Picone ad Ale e Franz. Sono tanti i nomi che ispirano Biggio e Mandelli e con cui vorrebbero dar vita ad una pellicola in stile Nuovi Mostri.

Non è escluso che il progetto de La solita commedia, nato come una serie tv e poi trasformato in un film grazie all’idea del produttore Lorenzo Mieli, non abbia anche un secondo e un terzo capitolo dedicato a Purgatorio e Paradiso. E alle critiche dei detrattori, nell’era del web dominata dal giudizio facile e immediato sui social network, Bigio e Mandelli lanciano una sfida: Ci tacciano di volgaritàStavolta abbiamo puntato su Dante che è il padre della lingua volgare: ora provate a dirci che siamo volgari.