Un été brûlant , la recensione

Il nuovo film di Philippe Garrel , Un été brûlant, è stato presentato Venerdì 2 settembre al Festival del cinema di Venezia, ed è stato accolto dai fischi, dividendo gli spettatori tra entusiasti e contrariati.

Colonna portante del lungomentraggio è la nostra “Monica nazionale” Bellucci ( La Passione di Cristo, Ricordati di me) tutta sospiri e vestiti scollati, che recita in francese e parla qualche volta in italiano, perdendo credibilità.

Interpreta Angéle, un’attrice che vive in Italia con un giovane marito scapestrato che si fa di cocaina e dipinge non vendendo i suoi quadri ma regalandoli , insomma una sorta di “mantenuto”, a cui presta il volto il figlio del regista : Louis Garrel.

I coniugi passano un po’ di tempo con una coppia di amici, nell’arco dell’estate ardente che dà il titolo al film, e i due  diventano testimoni della loro rottura, dovuta ad innumerevoli tradimenti ed incomprensioni.

La trama è molto esile, la regia non convincente, la sceneggiatura ricca di vuoti, i personaggi sono quasi tutti antipatici ed alcuni di loro estremamente incoerenti, Angèle infatti tradisce ripetutamente suo marito ma è molto credente e pia, per non parlare dell’eccentricità di Frèdèric, suo consorte, che dispensa consigli saggi sulla vita ed appare come un uomo vissuto ed alla minima difficoltà si arrende e decide di farla finita.

Un prodotto che delude, a tratti annoia, e lascia senza una precisa morale o un preciso messaggio.