Una Famiglia, la recensione del film di Sebastiano Riso

Sebastiano Riso, regista di Più buio di Mezzanotte, è tornato al festival di Venezia per presentare in anteprima il suo nuovo film Una Famiglia, nelle sale italiane dal 28 Settembre 2017 con BIM Distribuzione. Una delusione made in Italy che ha raccolto fischi e commenti spiacevoli al termine della proiezione stampa, per aver trattato un argomento delicato con superficialità e una sceneggiatura schiava di cliché.

Patrick Bruel e Micaela Ramazzotti sono una coppia. Lui francese e lei di Ostia. Vivono a Roma chiusi nelle quattro mura di casa e nella loro relazione, dove non sembra esserci posto per il mondo esterno. Lei è vittima degli eventi e completamente dipendente dal compagno che si approfitta della sua ingenuità per portare avanti i suoi piani meschini e contro ogni etica. Il suo obiettivo è mettere al mondo un bambino per poi venderlo ad una coppia a cui è stata negata questa gioia, per natura o per salute. La figura femminile è per lui soltanto uno strumento per raggiungere un obiettivo che sotterra la moralità sotto strati di egoismo, silenzi e bugie.

Micaela Ramazzotti in Una Famiglia

Una sceneggiatura piena di cliché

Una Famiglia prova a raccontare l’idea dell’utero in affitto che spesso è stato al centro di polemiche e dibattiti in televisione e sui giornali. Ma il film si riduce ad un ritratto deformato della realtà privo di empatia, che invece di sensibilizzare lo spettatore, lo irrita, ponendolo di fronte ad alcune scene inutilmente esplicite, come l’asportazione di una spirale dal corpo della protagonista femminile o la decisione di abbandonare un neonato in un cassonetto. Il pugno nello stomaco bisogna saperlo dare e Riso in questo caso non ci è riuscito, scadendo in una visione disturbante gratuita a livello narrativo.

Bruel è mono espressivo, quello che accade nel film non sembra coinvolgerlo minimamente, mentre la Ramazzotti convince, anche se il suo personaggio è scritto in modo molto approssimativo e non le permette di raggiungere i livelli dell’ultimo La Pazza Gioia.

La maternità in frantumi

Questo amore corrotto e claustrofobico fa ammalare la protagonista, con il desiderio di maternità frantumato dalla persona che dovrebbe aiutarla ad esaudire il suo desiderio. Pertanto Una Famiglia è un film incompleto e sterile, ambientato in un mondo triste e grigio in cui si muovono personaggi inconsistenti e negativi. Oltre a Bruel sono presenti Fortunato Cerlino nei panni di un medico ginecologo ambiguo, mentre Matilda De Angelis ed Ennio Fantastichini non vengono valorizzati in alcun modo.

Una Famiglia manca di delicatezza, invitando il pubblico in una gabbia di sofferenza, amore ed egoismo che allontana. Il problema principale è la scrittura ricca di punti deboli, momenti ripetitivi e un’assenza costante di emozione che lascia spazio alla noia e al fastidio.