Una giovane famiglia si trasferisce in un rudere di campagna coll’intenzione di sistemarlo per vivere in un ambiente più sano, ma la solitudine e l’atmosfera desolata in cui si ritrovano metterà in evidenza l’insofferenza esistenziale della coppia. Presentato alla Settimana Della Critica, il film di Herrnàn Belòn, coproduzione Italo-argentina, cerca, attraverso una trama esile, di mettere in scena il dramma di una coppia che si trova a fare i conti con la propria infelicità.

La vita all’interno della casa è, più o meno, l’unica dimensione narrativa che il regista sceglie di raccontare della coppia. Non esiste un passato, non esiste un altrove, fatta eccezione per una coppia di vicini. Un universo chiuso alienante che non riesce in ogni caso a sostenere le ragioni del malessere dei protagonisti. L’assenza si una dinamica forte nell’interazione tra i personaggi, e di una trama concreta non porta la narrazione da nessuna parte. L’idea interessate di raccontare l’infelicità del vivere in un limbo perenne non riesce a trovare una forma compiuta, rimanendo un intenzione incompiuta. Un film per niente facile nelle intenzioni, che purtroppo, nell’assenza di una sceneggiatura forte, non trova né un cast particolarmente capace di sostenere un dramma come questo né un’idea di regia e di fotografia tale da rendere l’ambiente desolante realmente opprimente. Un film modesto, che solo in alcuni momenti riesce nel suo intento.