Venezia 70°: incontrando Daniel Redcliffe

 

1) Cosa sapeva di Ginsberg prima di fare il film e cosa ha imparato?

Daniel Redcliffe: A 14 anni sapevo qualcosa di lui ma poi ho letto di più qualche anno dopo. Conoscevo meglio Burrounghs, ma il film mi ha dato la scusa per immergermi in questo mondo e nelle poesie di Ginsberg. Mi sono piaciute molto le sue opere e ho studiato la sua generazione, facendo molta ricerca sui suoi rapporti con la famiglia, l’arte e il resto. Cercare di capire questo genio, un ragazzo che credeva di essere un genio ma non sapeva ancora la forma che avrebbe assunto questa sua genialità.

2) Cosa ha trovato in Daniel per prenderlo in questo ruolo?

Krokidas: Fino ad oggi ha interpretato sempre un ruolo specifico. Quando è uscito il suo nome, mi sono interrogato sulle sue possibilità. Questo è un personaggio profondo che mostra solo un lato di se stesso, rispettoso e tranquillo mentre in un secondo momento mostra odio e tutta la tavolozza dei colori delle sue emozioni. Mi sono chiesto se lui fosse in grado di mostrare tutto questo e mi sono reso conto che incontrare un attore è come andare al primo appuntamento, in 5 minuti ti rendi conto se c’è la giusta alchimia o meno e con lui è stato così. Visto che è il mio primo film era importante che lui si fidasse di me.

Daniel Redcliffe: Non ho sentito molta pressione per fare questo personaggio. Ho avvertito solo la responsabilità di dare una performance buona e realistica, soprattutto perchè mi è piaciuta molto la sceneggiatura e mi sentivo in dovere di rendere giustizia al personaggio così come era stato scritto.

3) Questo salto nella sua carriera, da Harry Potter a ruoli diversi, che effetti ha avuto sui fan?

Daniel Redcliffe: Fino ad oggi i fan che ho avuto piacere di avere mi hanno seguito sempre, anche nelle altre strade che ho scelto, che comunque rappresentano una ricompensa. I fan di Harry Potter non sono solo fan di quello ma di buoni film e buoni libri.

4) Come avete evitato di avere paura di confrontarvi con personaggi così iconici?

John Krokidas: All’inizio sì, avevamo una terribile paura di portare sullo schermo tre leggende. Ma poi abbiamo cercato di rappresentare la nascita di questi artisti, che, adolescenti, non sanno ancora cosa diventeranno da adulti. Ci siamo concentrati sul che tipo di persone erano, senza soffermarci troppo sulla ricerca.

Daniel Redcliffe:  Non interpretavo Ginsberg genio ma il Ginsberg ragazzo, insicuro, dal punto di vista sociale e intellettuale che cerca di farsi strada, si innamora e trova il modo per creare la grande poesia che conosciamo.

5) I tuoi genitori hanno visto il film, cosa hanno pensato?

Daniel Redcliffe: Sì, gli è piaciuto molto, ma il mio rapporto con mia madre è meno complicato di quello del film.

6) Il film è girato in pellicola e non in digitale, come mai questa scelta?

John Krokidas: E’ ambientato negli anni ’40, quindi il riferimento alle immagini vere di quegli anni erano su pellicola, poi ho fatto riferimento ai film noir degli anni ’40 cercando di seguire la cifra stilistica di Melville. Abbiamo fatto prove con il digitale, ma i colori ci sembravano poco naturali.