Venezia 70: James Franco parla del suo Child of God

James Franco è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia sia come protagonista del film diretto da Gia Coppola Palo Alto, sia come regista del film Child of God, ispirato al serial killer Ed Gean, lo stesso che diede ad Hitchcock l’idea per il personaggio di Norman Bates in Psycho. Interpretato da un ottimo Scott Hayes il film è stato presentato in conferenza stampa dal regista e dal cast che hanno svelato curiosità e particolari sul lavoro svolto fianco a fianco sul set.

1) Tempo fa hai detto che ti piaceva il personaggio  di questo tuo film, in parte serial killer e in parte Charlot?

James Franco: Potrei dire molte cose, ma intanto voglio dire che la performance di Scott Hayes è incredibile. Potevo usare grossi nomi, ma sapevo che Scott era la persona giusta. Molti lo considereranno uno qualsiasi che abbiamo trovato nella foresta. Mi chiederanno perchè ho voluto fare questo film, e a tal proposito ho scritto anche all’autore del libro domandandogli “Perchè hai scritto questo libro?” e non mi ha dato una risposta vera. Ci troviamo di fronte ad un personaggio estremo in una situazione estrema, un qualcuno estromesso dalla civiltà che poi vuole riconnettersi con gli altri. Quando ho letto il libro mi ha colpito la scena in cui lui cerca di nascondere un cadavere e ho capito che è un assassino non molto bravo in quello che fa. Voleva essere qualcosa che non sapeva fare, e questo è qualcosa mai visto prima.

Schermata 2013-08-31 alle 23.46.102) C’è anche una dose di umorismo nonostante la storia terribile. Che ci può dire della fisicità del suo personaggio?

Scott Hayes: Sì, in una scena vedete un corpo goffo che non riesce a trascinare un cadavere su una scala. Ho cercato di vedere l’aspetto della compassione. Io e la mia ragazza abbiamo analizzato la sceneggiatura, ho sentito le sue idee e abbiamo scelto insieme quali elementi di me stesso poter utilizzare. Far vedere un personaggio con un cuore, non solo il maniaco. Forse chiunque in un isolamento del genere avrebbe fatto lo stesso.

3) Quali sono state le sfide per passare dalla recitazione alla regia e perchè ha scelto la storia di un emarginato?

 James Franco: Mi piace la regia, anche in altri casi ho già fatto il regista, ma vedo che sia essere attore che regista sono cose simili, si racconta una storia sullo schermo anche se in posizioni diverse. L’attore collabora con il regista e il regista collabora con tutte le parti del film e ha una grande responsabilità nella produzione e nel fare un film. Penso che l’isolamento sia presente molto nei film che ho fatto, non so perchè. Quando si fanno dei film, a volte si è colpiti da qualcosa e non si sa perchè. Quando ho letto il libro mi è successo questo. Ci è voluto un po’ di tempo per avere i diritti ma ci siamo riusciti.

4) Molti suoi film sono su artisti. La riflessione sull’isolamento può essere su un processo artistico?

James Franco: Certo, ci sono dei paralleli ma sembra che negli altri film ho parlato di un artista, un poeta etc… sono strutturati per concentrarsi su un individuo che ha già una sua visione ed esperienza del mondo e ci sono spesso incomprensioni per cui si emargina. Qui invece lui vorrebbe socializzare ed essere parte della società, ma non ne è capace e deve ricorrere ad altri mezzi per avere dei rapporti.

5) Quanto è costato il film e ha già trovato distribuzione in Italia? Cosa ci può dire della società descritta nel film?

James Franco: Stiamo lavorando ancora alla distribuzione ma non c’è ancora nessun accordo. Il personaggio è ispirato ad Ed Gean, un killer vero che è stato d’ispirazione anche per il Norman Bates di Psycho. Su di lui ho letto che è stato preso anche per uno spettacolo locale nel suo villaggio. Questo vuol dire che le persone intorno sono state attratte da questo personaggio e in loro c’è una violenza sotto traccia, governata dalla legge in un certo senso.

6) La violenza è un tema ricorrente nel film. Cosa porta un regista a scegliere questi temi? Molti film inoltre sono presi dai libri, per paura di inventare qualcosa di nuovo?

James Franco: La cosa più estrema è il soggetto. In questo mio film la violenza è trattata in un modo molto più addomesticato del solito rispetto al panorama attuale degli altri film che escono. Per affrontare l’isolamento e l’emarginazione di qualcuno che sente di poter fare solo quello che fa, bisognava spingersi oltre per lasciare il segno. E’ lo studio di un personaggio, non è un horror o un thriller. Tutto viene dalla vita, da un libro…insomma da altro. Quindi l’idea che una sceneggiatura sia meno o più significativa se è originale o presa da un libro, non la condivido. Anche gli Oscar hanno due categorie: Sceneggiatura Originale e Non Originale. Io scelgo autori che amo molto per fare i film e per me funziona. Mi forniscono grandi storie, ma mi aiutano anche a sollevare il livello del mio lavoro, spingono anche me a fare del mio meglio.

Schermata 2013-08-31 alle 23.46.357) Qual è il ruolo della musica in questo film?

James Franco: Avevamo due fonti per il sonoro. Il film è ambientato in Tennessee nel libro, ma noi invece abbiamo girato in West Virginia quindi c’erano alcuni musicisti registrati live che hanno suonato per noi e abbiamo messo le loro canzoni nel film. La partitura è invece di un giovane musicista. Come diceva Scott del suo personaggio, non vogliamo renderlo simpatico ma nemmeno un mostro e la musica aiuta a rendere Lester accettabile per il pubblico.

8) Quale cinema o quali film ti hanno influenzato?

James Franco: Ci sono tanti film che mi hanno influenzato dal punto di vista stilistico, come Gus Van Sant, il loro modo di girare e sono rimasti d’ispirazione per me. Forse Taxi Driver mi ispira di più per questo film, un pazzo al centro che vuoi seguire perchè ha un’attrattiva. Con un argomento di questo tipo, il film potrebbe essere facilmente un horror, ma il personaggio di questo genere non è al centro del film come protagonista di solito. Taxi Driver invece ha un personaggio estremo ma guardabile, non è un film horror.

9) Conoscevi il romanzo prima del film? Come ti sei preparato per il ruolo?

Scott Hayes: Quando ho letto il romanzo, alcuni pezzi mi ricordavano alcuni film come Taxi Driver, o il Joker di Ledger in Batman… Ho cercato di incontrare molte persone lì in Tennesse, un posto particolare per me, dovevo perdere peso e forse visto il risultato finale anche per me Taxi Driver è il giusto modello.

10) Franco che regista è?

Scott Hayes: Ho lavorato con molti registi e il processo di solito è un’intrusione con la necessità di controllare il processo attoriale, mentre con lui non mi sono mai preoccupato o sentito a disagio. Mi ha guidato molto bene, lavorare con James è stata la migliore esperienza che ho avuto come attore. Certo ci sono registi con cui pensi: ” Ma sanno cosa vuol dire essere un attore?”. Lui essendo attore lo sa.

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