Venezia 70°: L’intrepido, la recensione

Abbiamo visto in occasione della 70° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il nuovo film di Gianni Amelio: L’intrepido. Scritto da Gianni Amelio e Davide Lantieri e interpretato da Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina e Sandra Ceccarelli L’intrepido racconta la tragica storia di Antonio Pane (Antonio Albanese), un brillante cinquantenne costretto dalle difficoltà odierne a svolgere il mestiere del rimpiazzo. Un mestiere che porta Antonio, anche se solo per poche ore, a rimpiazzare altre persone nei loro lavori quotidiani. Antonio diventa pony express, operaio, pescivendolo, autista di tram e animatore nell’arco di poche ore o al massimo pochi giorni. Ma non si abbatte mai. Continua a supportare il figlio ventenne Ivo (Gabriele Rendina) ad inseguire il sogno di essere un musicista e tenta di aiutare la depressa e inquieta Lucia (Livia Rossi) a riprendersi da una vita costellata di dispiaceri. Così Antonio vive una esistenza sfiancante e priva di soddisfazioni scandita solo dagli innumerevoli lavori che svolge per arrivare alla fine del mese.

lintrepido-04-620x350A distanza di due anni da Le Premier Homme Gianni Amelio confeziona uno dei peggiori film di questa 70° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Vediamo insieme i molteplici difetti di questo L’intrepido: 1) La recitazione: Antonio Albanese pur essendo un attore capace di brillare sia in ruoli comici che drammatici non convince nei panni di Antonio Pane, un personaggio talmente stereotipato e politically correct da risultare impossibile da interpretare. Livia Rossi e Gabriele Rendina si preoccupano così tanto di scandire le parole da concretizzare due personaggi talmente teatrali da risultare ridicoli. 2) La sceneggiatura: scritta da Amelio e Lantieri la sceneggiatura de L’intrepido è veramente dura da digerire; possiamo trovare dialoghi padre/figlio assolutamente incredibili e svolte ed eventi immaginabili solo in Ai confini della Realtà. Basti pensare che Antonio Pane, bisognoso come pochi di un lavoro, decide di aiutare con il foglietto di carta una sconosciuta ad un concorso pubblico rischiando di perdere lui stesso il lavoro. O che alla fine del film si ritrova a lavorare in Albania senza nessuna motivazione. 3) Gli stereotipi: Gianni Amelio utilizza ne L’intrepido tutti gli stereotipi possibili e immaginabili. Si parla di problematiche lavorative, suicidio, droga, prostituzione, corruzione e immigrazione e tutto nell’arco di 104 minuti. E il personaggio di Antonio Pane reagisce sempre a queste tragedie con un misto di ingenuità e stupore, come se fosse nato oggi e non quarantotto anni fa. Ma vediamo gli aspetti positivi: 1) Antonio Albanese: un attore che riesce a convincere anche nei panni di un personaggio inutile e poco interessante come Antonio Pane. 2) Il cameo di Sandra Ceccarelli: ottimamente interpretato e tra le poche scene surreali del film a risultare piacevole. Esclusi i bellissimi Locke e Still Life la 70° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia porta in concorso il debole e deludente nuovo film di Gianni Amelio, una scelta che intrepida è dire poco.

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