Venezia 70: Sion Sono presenta Why don’t you play in hell?

Dopo essere stato applaudito per l’incredibile visione personale e intensa del terremoto del Giappone del film Himizu a Venezia 68, il regista giapponese Sion Sono torna sul Canale con Why don’t you play in hell?, un’opera che sfida tutte le leggi fisiche e artistiche del cinema, portando sullo schermo una storia ricca e dinamica in cui ogni minuto è una sorpresa.

whydontyouplayinhell_07__spanChi conosce parte della filmografia di Sion Sono, si potrebbe aspettare questo suo ritorno alla pura follia stilistica e contenutistica. Adora sfidare il pubblico, giocando con le componenti narrative, la sceneggiatura, le situazioni grottesche e paradossali, coinvolgendo i suoi attori in un vortice di effetti speciali e stratagemmi surreali oltre l’assurdo. I Fuck Bombers sono un gruppo di adolescenti amanti del cinema, che sognano di girare un film e farebbero qualsiasi cosa per esaudire il loro desiderio. Inseguono un sogno, ma capita sulla loro strada Mitsuko, la figlia di un boss della Yakuza, da piccola star di uno spot pubblicitario e poi aspirante attrice, psicologicamente instabile e pericolosa, intorno alla quale ruotano tutti gli altri personaggi, prevalentemente maschili. Il gruppo di cinefili si ritrova ingaggiato proprio dalla Yakuza per realizzare un film, ma a quale prezzo?

sono3Sono sconvolge l’ordinario stile registico, firmando questo nuovo film con il suo stile inconfondibile , che porta alla realizzazione di un’opera variegata, sconvolgente, scioccante, ma anche estremamente umoristica. La scena è invasa dal rosso sangue, strizzando l’occhio al pulp tarantiniano e la struttura narrativa procede con un ritmo serratissimo, con una musica invadente e dirompente che scandisce ogni scena. Senza dubbio Sono non lascia spazio al dubbio o alla censura, ma si fa trasportare dalle immagini e dai suoi attori, tutti caratterizzati da una mimica originale e intensa e il film risulta violento ed eccessivo, ma in una chiave giustificabile vista la natura del regista, visionario e amante dell’eccesso in ogni minimo dettaglio. La storia sembra celebrare il cinema e il suo amore per quest’arte tanto affascinante quanto difficile, ma sembra anche una vera e propria denuncia dell’ipocrisia e del desiderio, guardando da vicino le relazioni umane naturali o perverse. Con Why Don’t You Play in Hell? Sono torna allo stile dei suoi lavori passati come Strange Circus e Cold Fish, rompendo ogni tipo di equilibrio per un film divertente, forte e scorrevole, rifugio di diverse idee geniali che interrogano fondamentalmene il pubblico chiedendo: Fino a che punto potresti spingerti per salvare le apparenze o per realizzare il sogno di una vita?