Venezia 70°: Under The Skin, la recensione

A Venezia è sbarcata anche Scarlett Johansson per presentare alla Mostra Internazionale del Cinema il nuovo film Under The Skin, diretto da Jonathan Glazer. L’attrice interpreta un’aliena seducente e ambigua, che attira alcuni uomini di passaggio in luoghi sinistri per eliminarli in un modo insolito e surreale.

Questo film, ispirato al romanzo Sotto la pelle di Michel Farber, non è un film di fantascienza come potrebbe suggerire la trama, bensì risulta un prodotto astratto e ipnotico che si avvicina più al registro della videoarte che al cinema. Infatti Glazer, che ha diretto precedentemente il discusso Birth – Io sono Sean, è noto per lo più per alcuni celebri videoclip di Jamiroquai, Radiohead e Blur e anche sul grande schermo porta questo uso particolare della macchina da presa, che esplora e  descrive, accompagnata da note ed effetti sonori elettronici. Scarlett Johansson è protagonista indiscussa del film, affiancata da attori non professionisti ed è un’aliena che si comporta come una mantide religiosa che cattura le sue prede e li elimina senza battere ciglio. Il primo difetto di Under the Skin è che non viene affrontato nè il movente nè il fine delle azioni di Isserley (così è chiamata l’aliena nel romanzo originale) , ma si presenta semplicemente il personaggio che rimane alla fine avvolto nel mistero.

Under the skin2-20111103-42Dunque l’intreccio narrativo è praticamente nullo e tutto si gioca sull’effetto magnetico ed affascinante della fisicità della protagonista, ma lo spettatore fa fatica a non addormentarsi,a causa della ripetitività del plot e di visibili imperfezioni stilistiche che hanno causato molti fischi in sala durante la proiezione. Glazer è solitamente un regista discusso e poco apprezzato da pubblico e critica, però rimane coerente con la sua poetica e bisogna riconoscergli alcune inquadrature di forte impatto visivo, come la lenta sparizione degli uomini in uno strano pavimento liquido nero, o il corpo di Isserley cullato dagli alberi del bosco. Immagini estremamente suggestive che però non vivono da sole e hanno bisogno di un contenuto solido e convincente, che in questo caso non esiste. L’aliena priva di emozioni e ignava dell’universo umano, guarda il mondo in modo freddo e distaccato e sembra una semplice macchina che si accende e spegne quando viene richiesto.

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