Berlinale 2016: War on Everyone, Michael Pena e Alexander Skarsgard tra alcol, droga e corruzione

La sezione Panorama della Berlinale 2016 ha presentato in anteprima War on Everyone, il nuovo film di John Michael McDonagh, privo per il momento di una distribuzione italiana. Il regista di Un Poliziotto da Happy Hour e Calvario ha lasciato da parte Brendan Gleeson per introdurre la coppia Michael Pena e Alexander Skarsgard nei panni di due poliziotti eccentrici che operano in Nex Mexico in un vortice di alcol, droga e corruzione.

L’ex vampiro di True Blood non riesce a stare lontano dalla bottiglia e vive in una casa anonima che rispecchia il vuoto della sua vita, priva di una famiglia e di una qualche stabilità. Passa le sue giornate in giro per la città con il collega, per combattere il crimine senza seguire propriamente le regole. Scambi di denaro illecito, traffico di droga e prostituzione dilagano sotto i loro occhi e il confine tra giusto e sbagliato è confuso e disturbato dalla natura corrotta dei personaggi coinvolti. Starsky e Hutch sono diventati dei cattivi ragazzi con McDonagh, riducendo War on Everyone ad un classico buddy cop movie influenzato dalle serie tv poliziesche degli anni ’80. I protagonisti sono due antieroi che si esprimono con battute irriverenti e la sceneggiatura non risulta affatto originale e completa. Alcune scene regalano un sorriso, ma l’idea di base manca di originalità e risulta debole e scontata, anche se la coppia Pena-Skarsgard funziona.

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“Ho apprezzato molto il passaggio dal tono comico a quello drammatico” ha dichiarato Skarsgard durante la conferenza stampa del film alla Berlinale 2016. War on Everyone infatti presenta delle caratteristiche più legate al cinema indie, soprattutto nella scelta della colonna sonora e in alcune attenzioni nello stile di regia, ma il livello precipita quando il regista calca troppo la mano sull’effetto caricaturale dei poliziotti ribelli e schiavi della provocazione. La creatività che poteva convincere e divertire, si dissolve in una bolla di sapone, portando sullo schermo un film che si dimentica facilmente. “Amo molto il genere poliziesco, i gangster movie, le serie forensi. Mi piacciono le storie che esplorano i vari aspetti della legge adottando un punto di vista per poi rovesciare la prospettiva” ha sottolineato Michael Pena. Peccato che il film non sia all’altezza degli altri esempi del genere, lasciando irrisolti e superficiali argomenti fondamentali.