Yoga Hosers, salsicce naziste nel nuovo folle film Kevin Smith

Benvenuti in Yoga Hosers, critici cinematografici non ammessi

Percorrere la carriera cinematografica (e non solo) di Kevin Smith è come salire su delle vertiginose montagne russe, toccando vette altissime per cadere successivamente giù in picchiata. Tante volte era stato dato per spacciato, dopo clamorosi flop al botteghino, ma il fumettista e podcaster americano è sempre riuscito in qualche modo a reinventare se stesso, mantenendo la dissacrante ironia che lo fece arrivare sul tetto del cinema indipendente con il suo film cult: Clerks. Dopo due anni dal suo ultimo lavoro, e nonostante i mille progetti in cui è impegnato, il regista di Dogma torna sul grande schermo con il controverso e delirante Yoga Hosers, arrivato nelle sale americane lo scorso 2 settembre tra i clamorosi fischi della stampa statunitense e approdato qualche giorno fa sul mercato digitale in esclusiva per FlixFling.

Lily-Rose Depp in Yoga Hosers
Lily-Rose Depp in Yoga Hosers

Il film non è altro che uno spin-off incentrato sulle due commesse già apparse brevemente nel precedente Tusk, interpretate da Lily‑Rose Depp e dalla figlia dello stesso regista Harley Quinn Smith. Per stessa ammissione di papà Kevin, Harley è stata la persona che ha “salvato la sua vita” facendogli riscoprire il piacere di dirigere film per divertimento e passione, senza preoccuparsi per forza del responso delle recensioni. Non è un caso che il “villain” di Yoga Hosers si sia trasformato in un nazista proprio in seguito ai giudizi negativi circa la sua carriera artistica. A differenza del disastroso Poliziotti fuori, di cui lo stesso regista si disse deluso e insoddisfatto a causa di alcuni problemi con la produzione e con il protagonista Bruce Willis, Yoga Hosers è stato difeso a spada tratta dal proprio creatore, consapevole di aver fatto un film che sarebbe andato incontro al tritacarne della critica, ma contento di aver potuto realizzare ciò che aveva in mente. Paradossalmente per il regista americano è stato più semplice trovare finanziatori per pellicole talmente folli (e a basso budget) come i suoi ultimi lavori, che per grandi e attesi ritorni come il terzo capitolo di Clerks o il seguito di Mallrats.

“Io li odio i nazisti canadesi”

Anche solo cercare di spiegare la sinossi di questo Yoga Hosers è una impresa quasi impossibile, tra giovani “discepoli del Diavolo” e improbabili dittatori con il loro esercito di salsicce viventi. Nonostante diversi momenti stanchi e poco ispirati, difficilmente si riesce a trattenere una liberatoria risata alla vista degli improbabili “nazisti canadesi”, tragicomicamente idioti proprio come i più celebri nazisti dello Stato di Illinois ne I Blues Brothers di John Landis. Pur considerando la sua breve durata, alcune sequenze del film sembrano però superflue e non organiche rispetto al resto, una fra tutte il combattimento con i “bratzis” nel minimarket, reso ancora più fiacco e imbarazzante da una computer grafica scadente.

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Quando però sembra che ci si debba accontentare di un delirante mix di trovate più o meno divertenti, arriva il momento migliore di tutta la pellicola. I trenta minuti finali, con un improbabile Führer canadese che parla solo attraverso imitazioni di star americane, sprigionano follia da ogni singolo fotogramma, e lo spirito più anarchico di Kevin Smith viene finalmente fuori. Torna a rivestire il ruolo dello strampalato investigatore Guy Lapointe un irriconoscibile Johnny Depp, ma non mancano alcune inaspettate sorprese, come un esilarante cameo di Stan Lee. Tirando le somme, però, questo secondo capitolo della True North Trilogy (che si concluderà con il prossimo Moose Jaws) rappresenta un passo indietro rispetto alle atmosfere inquietanti di Tusk, così come il personaggio di Ralph Garman, per quanto assurdo, non riesce a prendere il posto del meraviglioso psicopatico interpretato dal grande Michael Parks.

True North Trilogy

Yoga Hosers non è ciò che si direbbe un “bel film”. È una pellicola stupida e demenziale come poche, ma proprio per questo è una visione spassosa e delirante che conferma la totale voglia del suo creatore di uscire dai binari della propria carriera con una serie di lavori che siano un inno alla scemenza, una personale “trilogia del suicidio artistico” (per scomodare impropriamente un grande maestro come Kitano) a base di canadesi idioti, trichechi umani, salsicce naziste e renne assassine.

Peccato solo che Yoga Hosers nel complesso non abbia la stessa verve dissacrante della sua parte finale, soffrendo di alcuni cali di ritmo e di diverse sequenze non proprio divertenti. Probabilmente la nuova creatura di Kevin Smith non vedrà mai la luce nel nostro Paese, se non fra qualche anno in edizione home-video, ma i fan del regista troveranno sicuramente il modo per recuperarlo tramite le piattaforme di oltreoceano. È difficile quindi consigliare la visione di un film del genere a chi non é pienamente consapevole di ciò a cui sta andando incontro. Ma alla fine della giostra, la sorpresa potrebbe essere scioccante. Nel bene o nel male.