Girato per lo più con lo stile di ripresa tipico delle videocamere handycam, “388 Arletta Avenue” cerca di ricreare la ripresa delle telecamere nascoste, posizionate in mille punti diversi e il punto di vista del killer è prevalentemente in soggettiva, come se i suoi occhi fossero quelli delle numerose telecamere sistemate in tutta la casa della famiglia Deakin. Cole riesce a creare curiosità e agitazione con una trama ben costruita, che non cade nel banale anche quando le occasioni si presentano su un piatto d’argento. La tensione si insinua piano piano nella struttura narrativa e il personaggio di James, interpretato in maniera convincente da Nick Stahl, è interessante e curioso con le sue diverse sfaccettature caratteriali che corrono vorticosamente tra la follia e la razionalità. In lui c’è una continua lotta tra l’amore per la moglie, la rabbia di non capire cosa succede e il tremendo desiderio di catturare il colpevole e fargliela pagare.
privilegio destinato a pochi. “388 Arletta Avenue” è un thriller con al centro il desiderio di voyeurismo più autentico, che nella nostra era tecnologica e digitale non avviene tanto attraverso l’occhio umano, quanto attraverso un obiettivo.
“Mi divertiva l’idea di girare un film su qualcuno senza che la persona interessata ne fosse a conoscenza. Ero affascinato dal concetto delle videocamere nascoste, così come dal giocare con la vita di qualcuno, mettendola sottosopra. Pensavo a qualcosa di più semplice di The Truman Show di Peter Weir, qualcosa che chiunque con una piccola videocamera e un bel po’ di tempo a disposizione possa fare” ha dichiarato Randall Cole. Riprendendo lo stile di film come “Paranormal Activity”, “Cloverfield” e “The Truman Show”, questo film presentato al 29° TFF convince ed è piacevole da guardare, poiché riesce a mixare bene pathos e azione con ritmo dinamico e tendente al brivido puro e semplice.