Il Cinema Empire ormai è sull’orlo del fallimento e il proprietario decide di chiuderlo e vendere la struttura, ma Sylvian non si arrende all’idea anche perchè quel cinema è per lui anche una casa, e nel seminterrato si nasconde tutta la sua vita nonchè i suoi macabri segreti. Colpito da un’infanzia difficile e dalla figura della madre che sognava per lui il successo come attore ad ogni costo, Sylvian è cresciuto come un uomo instabile con manie omicide e l’istinto incontrollabile di collezionare parti delle sue vittime insieme a foto d’epoca dei grandi divi del cinema. Un film che unisce il cinema con la follia, il giallo con la passione per la settima arte, realizzando una sorta di nuovo Psycho, dove il killer nell’ombra del ricordo di una madre tiranna, ha un’ossessione maniacale per il cinema rispetto a Norman Bates ossessionato dalla madre stessa e quindi dalle donne. Il regista Laurent Achard regala scene curate e originali in cui si diverte con l’aspetto visivo dei particolari umani o con il sangue che scorre, e non fa economia riguardo ai campi stretti e primi piani particolarmente presenti in tutto il film.
Il protagonista Sylvian è interpretato dall’attore francese Pascal Cervo che riesce ad entrare molto bene nel ruolo di quest’uomo maniacale, dallo sguardo freddo e impassibile, che manifesta un barlume di normalità solo quando incontra per pochi istanti della storia, una ragazza aspirante attrice che si innamora di lui. Il ritmo del film non abbassa mai il tono e tutto sommato appare come un thriller – giallo ben strutturato e semplice, sia per quanto riguarda i dialoghi, sia per la trama stessa che non presenta particolari colpi di scena.