La scelta dei due protagonisti, Anne Hataway e Jim Sturges (Emma e Dexter), la cui alchimia sullo schermo si è rivelata all’altezza dei personaggi del romanzo. E in fine la scelta di una regista come Lone Scherfig, che nel suo precedente An Education si era dimostrata attenta alle sfumature dell’animo umano, se pur tendente a una messa in scena patinata. Purtroppo sembra che questi ingredienti non trovino una giusta amalgama.Un passo indietro, riprendiamo il romanzo. Un giorno racconta la storia di Emma e Dexter, nell’arco di vent’anni della loro vita. Nichols sceglie di raccontare quello che succede nelle loro vite in un giorno specifico, quello del loro primo incontro, il 15 luglio. Un giorno all’anno. Il resto della vita è fuori campo, ma presente in qualche modo in quell’unico giorno raccontato. Da se, la struttura del romanzo, se non particolarmente originale, da ritmo alla storia, e una dimensione cinematografica ben definita ( l’ellissi temporale usata come detto prima). I personaggi, principali e minori, suscitano un immediata empatia, grazie anche ad un dialogo vivace e ironico. Un viaggio lungo vent’anni, dalla fine degli anni ottanta ai giorni nostri, realmente emozionante, che procede in un crescendo coinvolgente. Il romanzo di per se ha un forte carattere cinematografico, è già cinema quando lo leggi. Forse un limite per una trasposizione cinematografica, perché facilmente si può incorrere nel tradimento di una struttura che funziona già così come è (per immagini).
Il confronto con il libro, nel caso di One Day diventa necessario perché i problemi del film sembrano legati più ad un infelice adattamento. Oltre a questo, la storie viene raccontata dalla Scherfig in modo superficiale, scegliendo di eliminare quegli eventi e quei dettagli della vita dei personaggi che davano loro profondità e credibilità. Le sfumature sono importanti. Ciò nonostante, lentamente, non si può fare a meno che affezionarsi alla storia e a Dexter ed Emma. La storia, depurata di molte delle sue parti migliori, riesce in qualche modo, anche sullo schermo. Gran parte della riuscita (in extremis) credo sia da attribuire ai due attori. Rischiando di cadere in un luogo comune detestabile, l’emozione che regala il romanzo rimane comunque più forte.