Al Valle Occupato proseguono le Tavole Rotonde aperte al pubblico.

 

 

Tavole Rotonde aperte al pubblico. All’interno del progetto di sperimentazione di direzione artistica modulare, gli autori organizzano momenti di riflessione, per comprendere cosa manca, per capire cosa mettere in campo, per ascoltare la scrittura di oggi, per compiere lo sforzo di un confronto, per iniziare un nuovo percorso.

 Lunedì 14 novembre ore 16.30

“Viaggio al termine della notte” l’impossibile passaggio dal testo alla scena.

coordinano Raffaella Battaglini, Luca Archibugi, Graziano Graziani interviene Franco Cordelli

Parteciperanno al dibattito autori e registi. La lista degli ospiti è ancora in via di definizione Argomento della tavola rotonda è il difficoltoso accesso alla messa in scena dei testi teatrali italiani contemporanei, e, nei casi in cui questo avviene, i fraintendimenti che spesso ne conseguono, cosa che ha provocato in molti autori la decisione di mettersi in scena da sé. Al tempo stesso, i pochi registi che si occupano di drammaturgia contemporanea privilegiano in gran parte drammaturgie quali quella anglosassone o nordeuropea, e ultimamente quella latinoamericana: il che, in una situazione teatrale “sana”, sarebbe soltanto auspicabile, ma in una situazione come la nostra contribuisce indubbiamente a un’ulteriore marginalizzazione della nostra drammaturgia. Si tratta quindi di ricostruire una “cerniera”, che da tempo è saltata, tra i nostri registi e i nostri autori. Su tutto questo chiamiamo a discutere con Franco Cordelli, oltre agli autori, alcuni registi impegnati sul fronte della nuova drammaturgia.

 

Martedì 15 novembre ore 15.30

“Quello che mi manca: dentro e fuori la scrittura teatrale”

Coordina Katia Ippaso Partecipano: Silvana Matarazzo (autrice di “La parola e la scena”) Antonio Audino (critico teatrale) Ugo Chiti (drammaturgo e regista) Giuseppe Manfridi (scrittore e drammaturgo)

Una riflessione sulla drammaturgia italiana a partire da vissuti, racconti e interviste. Il confronto tra chi scrive di teatro e chi osserva i fenomeni teatrali, li interroga, li ricompone per il pubblico. A partire da alcune fondamentali domande. Come nasce la poetica di un autore: cosa vede, cosa ascolta e come trasforma ciò che vede e che ascolta? Quale è il rapporto tra drammaturgia cronaca e storia? A chi si parla? A partire dal racconto di scrittori romanzieri e sceneggiatori che hanno attraversato trent’anni di vita artistica, e dalla lettura di alcuni brani di drammaturgia contemporanea “classica” (testi di lingua contaminata, abissale, poetica), si proverà a dare segnali di presenza, per far sentire quanto sangue e quanto respiro circola ancora nel corpo della scrittura teatrale.

Il libro di riferimento: LA PAROLA E LA SCENA di Silvana Matarazzo Conversazioni con dieci drammaturghi contemporanei e una testimonianza di Toni Servillo Prefazione di Antonio Audino “ZONA”

La parola e la scena è una breve ricognizione sulla situazione della drammaturgia italiana, dai primi anni Ottanta – quando la critica inizia a parlare di “nuova drammaturgia” o “giovani autori” per indicare quegli scrittori che, al di là della loro età anagrafica, fanno ricorso a modalità espressive diverse dai canoni linguistici utilizzati nella scrittura teatrale tradizionale – fino agli esiti più recenti. Il volume intende ripercorrerne alcuni passaggi importanti attraverso le conversazioni con dieci drammaturghi – Manlio Santanelli, Franco Scaldati, Ugo Chiti, Enzo Moscato, Giuseppe Manfridi, Edoardo Erba, Antonio Tarantino, Spiro Scimone, Emma Dante, Letizia Russo – artefici di una scrittura teatrale che ha saputo fondere in maniera inestricabile testo e messa in scena, riuscendo a rinnovarsi costantemente sia per quel che concerne le scelte linguistiche sia per la differenziazione degli argomenti trattati. La testimonianza di Toni Servillo – che da anni dedica parte della sua attenzione a testi che affondano le loro radici nella tradizione teatrale partenopea, intento a farne affiorare la modernità –vuole essere, infine, un ulteriore contributo alla comprensione di scelte che hanno portato all’affermazione di un teatro rigoroso e necessario, materico e polisemico, ossia a un teatro che a giusta ragione può essere definito classico

 

Martedì 15 novembre ore 18.00

Proiezione di El muchacho de Buenaventura di Gigliola Funaro. Omaggio ad Aldo Nicolaj 

Perchè questo titolo in lingua straniera per il film-documentario di Gigliola Funaro sul drammaturgo piemontese Aldo Nicolaj?
Per due motivi: il primo perchè significa che è un ragazzo dalla buona sorte, perchè Nicolaj ha avuto fortuna e la sua fortuna è nata all’estero, in Colombia, quando all’età di 30 anni per caso incontra a Buenaventura il famoso giornalista del Tiempo che, colpito dalla sua cultura, scrive un grande articolo su di lui in terza pagina, intitolandolo: “EL MUCHACHO DE BUENAVENTURA”.
Notato per questo dall’ambasciatore italiano, diventa per 5 anni addetto culturale all’Ambasciata Italiana in Guatemala.
Il secondo motivo del titolo è che Nicolaj è apprezzato e rappresentato ancora oggi in tutto il mondo (tanto da vincere nel 1997 il premio SIAE come autore italiano dell’anno più rappresentato all’estero), piuttosto che in Italia, dove ha sì ricevuto molti premi ed è stato interpretato dai più grandi attori, come Gianmaria Volontè, Gianni Santuccio, Paola Borboni, Paolo Poli, Corrado Pani, Rossella Falk, Marisa Fabbri e molti altri, ma ha avuto anche periodi di silenzio e di indifferenza.
L’autrice Gigliola Funaro sceglie una strada fin’ora poco percorsa: esprime una personale interpretazione del mondo artistico di Aldo Nicolaj, partendo da un’intervista realizzata da lei stessa ad Aldo Nicolaj nel 2003, che poi sviluppa cinematograficamente scrivendo alcune scene recitate da attori, che fanno emergere nel film sia la poetica delle sue commedie più interessanti, che gli episodi della sua vita in America Latina raccontati da Nicolaj.
Ecco allora che il documentario diventa anche un film, interpretato da attori professionisti, tra i quali Mariano Rigillo, Cicci Rossini, Renato Scarpa, Paolo Poli, Paolo Ferrari, Ivana Monti, Loredana Martinez, Silvia Siravo e molti altri. Personaggi, anche di diverse commedie, si incontrano e parlano tra di loro, lasciando trasparire i temi principali di Nicolaj: l’inadeguatezza dell’animo umano, la terza età, l’emancipazione femminile, la critica del consumismo, ma soprattutto il rapporto tra Aldo Nicolaj e l’acqua: in molte sue commedie si parla di mare, di fiumi, di laghi, di torrenti (Il Mondo d’Acqua, Ricci di mare, Amleto in salsa piccante, gli Atatuco, Una Stella di mare, Classe di Ferro, Una famiglia molto unita, Due gatte randagie, ecc.); l’acqua come rifugio e liberazione da una società opprimente, catarsi e voglia di perdizione insieme. Ecco perciò che i personaggi, fatti emergere dalla regista, dialogano su una spiaggia o dentro un torrente o parlano dell’elemento acqua, che ricorre continuamente a livello visivo e permea del suo fascino il film. E la sorte vuole che Aldo Nicolaj scompaia in solitudine il 5 luglio del 2004 ad Orbetello, nella casa dove negli ultimi anni di vita ha vissuto e scritto per diversi mesi all’anno, vicino al suo mare che tanto ha amato.

 

Mercoledì 16 novembre ore 15.30

Nel pomeriggio del 16 novembre, infine, Maria Letizia Compatangelo ed Angelo Longoni indirranno un’ assemblea pubblica per analizzare e rispondere alle problematiche ormai decennali che riguardano la drammaturgia contemporanea. Si affronteranno nel dibattito tutte le difficoltà che gli autori incontrano con le istituzioni, con i teatri stabili e privati, con il ministero e con la Siae. Sarà l’occasione per darsi delle risposte e per stabilire strategie d’azione da attuare nel futuro. Parteciperanno addetti ai lavori, tecnici e gli autori teatrali italiani.